mercoledì 11 dicembre 2013

Protestare, non aggredire

Uno Stato non sarebbe effettivamente democratico se non garantisse a tutti la libertà di manifestare, di esprimere le proprie opinioni, di protestare anche con veemenza, di organizzare cortei ed eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica. Pensiamo però che, pur essendo diverse le modalità con cui si può comunicare il proprio disaccordo, sempre e comunque il tutto debba avvenire in modo non violento, senza aggressioni e senza prevaricazioni di sorta. Battersi perché il diritto a manifestare venisse sempre riconosciuto e tutelato ha sempre costituito e costituirà sempre un nostro impegno prioritario. E’ nota la nostra posizione nei confronti dell’attuale classe politica, che disapproviamo per la gestione fallimentare e rovinosa della sua attività di governo. Riteniamo che, anche in considerazione della recente decisione della Consulta, non rappresenti più il popolo italiano, ammesso che ciò sia mai avvenuto in precedenza. Siamo dell’avviso che chi ci ha condotti a questa drammatica situazione debba responsabilmente mettersi da parte, per evitare che si aggiungano ulteriori danni a quelli già fatti finora. Ciò che però non possiamo assolutamente accettare sono le violenze e le aggressioni che accompagnano, in questi giorni, lo sciopero dei forconi e che generano unicamente disaffezione e indifferenza verso i motivi, peraltro condivisibili, che sono alla base di questa giusta protesta. Se vogliamo che le nostre idee possano essere espresse liberamente, analoga libertà dobbiamo riconoscere al nostro prossimo. Altrimenti non è democrazia, ma è dispotismo.

martedì 10 dicembre 2013

ENNESIMO INCIUCIO

Con Renzi le cose sicuramente cambieranno! Chi lo affermava con forza, almeno per il momento, dovrebbe alquanto dubitarne. Le avvisaglie ci sono tutte. Dopo aver attaccato la Cancellieri, ora, a quanto detto dai suoi, il nostro fa marcia indietro. La Cancellieri diventa intoccabile. Chissà perché! Prima se la prendeva con il Governo Letta! Ora ci fa addirittura un accordo che rimanda le elezioni al 2015, come se in questo periodo quegli stessi politici che ci hanno governato finora, senza fare nulla, potessero in pochi mesi fare tutto o quasi tutto. Non ci si rende conto, ovvero ci si rende perfettamente conto, ma si fa finta di nulla, che questi parlamentari sono delegittimati e non rappresentano più nessuno. Il dubbio che ci assale è un altro. Siamo forse di fronte all'ennesimo inciucio con cui si vogliono salvare capre e cavoli?Ovviamente, le loro capre e i loro cavoli, non quelli del popolo! A Letta, che ambisce a scranni europei, viene dato fiato per poter gestire il semestre italiano del prossimo anno, mettersi in mostra a Bruxelles, per poi incollarsi a qualche importante incarico da tenersi stretto a se finché morte non li separi. E al Governo italiano? Forse un certo Renzi che, nel frattempo, avrà avuto modo di consolidarsi, nel suo partito e in se stesso. Ma non finisce qui! Inciucio nell'inciucio, il solito Brunetta propone a Renzi e a Grillo di rifare la legge elettorale. Basterebbero sette giorni, blatera. Peccato però che, con le larghe intese e le larghe maggioranze avute finora, Brunetta e Company non siano riusciti a partorirla questa benedetta (o maledetta?) legge elettorale,adesso, guarda caso, tanto agognata. Peccato che tutti quelli che saprebbero governare il Paese siano già occupati a guidare taxi e tagliare capelli, diceva sarcastico Winston Churchill. Si riferiva forse all'Italia?

venerdì 6 dicembre 2013

Addio, Ammiraglio

La morte di un Giusto, in un mondo in cui prevale l’ingiustizia, non può che amareggiarci e rattristarci profondamente. Dedicare tutta la propria vita alla lotta per il trionfo della giustizia sociale e per l’affermazione della parità tra gli uomini, bianchi, neri, indiani e meticci che fossero, sembra quasi anacronistico in tempi, come gli attuali, in cui il potere, il successo personale e il denaro imperano indisturbati e vengono adulati e adorati come fossero dei. Ben ventisette anni di carcere, non per se stesso, ma per me, per te, per tutti noi, per l’Africa intera, per la conquista di un valore irrinunciabile: la dignità dell’essere umano.Questo è stato Nelson Mandela, premio Nobel per la Pace e Uomo scevro di ambizioni personali. “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”: sono parole sue, e ogni commento è obiettivamente superfluo. Il suo fu un lungo cammino verso la libertà. Un cammino giunto al termine. Addio, Ammiraglio! Riposa in pace, sei ritornato a casa!