lunedì 4 agosto 2014

LE VITTIME DELLA CRISI

Quando si parla di morti bianche si parla di morti avvenute sul posto di lavoro, senza una mano formalmente responsabile dell’accaduto. Negli ultimi anni si stanno verificando una serie di morti sul posto di lavoro, che non possono essere definite “morti bianche”, ma che sono comunque vittime del lavoro. Sono le centinaia di imprenditori, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, vittime della crisi economica. La mano che li uccide è molto spesso la propria, si suicidano perché impossibilitati a pagare le spese, a mandare avanti l’attività familiare a cui si sono dedicati per anni anima e cuore, che hanno cresciuto e coltivato come un figlio, che ha permesso loro di sopravvivere. 

È il dispiacere di veder appassire ciò in cui hanno creduto che li porta alla morte, la disperazione del fallimento. Ultimo per ordine cronologico è stato Mario Lo Re, noto pizzaiolo di Gorizia, che dopo aver lasciato una lettera ai familiari, si è impiccato tra i mobili del suo locale, la Pizzeria Da Mario a Brazzano. Lo Stato è cieco davanti a tutto questo, immobile, quasi che queste notizie non riguardassero l’Italia, quasi che non esistessero. Eppure, è già stata creata, inconsapevolmente, un’espressione idiomatica a definire queste tragedie: “vittime della crisi”.

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