lunedì 15 dicembre 2014

CARTACEO O DIGITALE? LE NUOVE FRONTIERE DELL'EDITORIA

I media sociali hanno iniziato a diffondersi nel 1999 grazie alla comparsa dei primi software per l’autopubblicazione su web, e da questo momento l’utente comune ha potuto sperimentare la creazione di contenuti attraverso il blog. Da qui il passo dal cartaceo al digitale è stato alquanto repentino, e tra il 2008 e il 2010 il web diventa un canale giornalistico maturo. Eppure ci sono tuttora testate, o meglio giornalisti, che faticano a volersi convertire ai nuovi mezzi. Pochi giorni fa il “The New Republic”, storico magazine dei liberal americani, è stato acquistato niente di meno che dal cofondatore di Facebook, Chris Hughes. In molti si chiederanno che cosa ci sia di strano in questo “acquisto”, se non che Hughes ha annunciato di voler mutare la rivista in digitale. La risposta? Dimissioni in massa della redazione. Probabilmente molti sono intimoriti dalle nuove frontiere del giornalismo online, in primo luogo gli editori tradizionali si trovano ad affrontare una difficoltà di non poco conto, ovvero doversi adattare alle nuove metodologie nonostante i mezzi arcaici. In ultimo l’impossibilità ad abbandonare i vecchi e costosi impianti di stampa e investire nello sviluppo di nuove soluzioni online che hanno una remunerazione incerta. Sebbene vi sia la presenza di tali complessità, sono stati diversi i quotidiani americani di vecchio stampo a convertirsi al digitale, fra questi il New York Times, The Guardian, Wall Street Journal, The Washington Post e The DailyTelegraph. E in italia? Basterebbe sottolineare che solamente una nota testata ha fatto il passo abbattendo le differenze tra redazione cartacea e redazione digitale. Ma quali sono i vantaggi nel passare alle nuove metodologie? Innanzitutto modifiche e aggiornamenti possono essere effettuati in qualsiasi momento, rispetto al passato in cui bisognava attendere 24 ore per l’edizione successiva, in questo modo le notizie si compongono nel tempo corredate anche da foto/video e blog di firme autorevoli. Senza contare che il web è oltretutto un database illimitato di notizie consultabili in qualsiasi momento. Cosa importante diventa poi la relazione con i lettori.
Oggi il giornalista deve saper ascoltare e interagire con il pubblico, se prima il canale era univoco, oggi è doppio, e il lettore diventa un cliente attivo e consapevole in grado di personalizzare i contenuti potendo non solo arricchire le informazioni, divenendo quello che oggi è chiamato usergeneratedcontent. Il lettore diventa una sorta di alleato “dell’azienda” nel momento in cui il produttore si apre allo scambio con il consumatore. La positività sta proprio nel fatto che oggi si vengono a creare reti di utenti, con un perenne scambio di informazioni, non si è più sudditi ubbidienti e dimessi, ma individui capaci di discernere il consumo di notizie. Che sia questa la motivazione dietro alla reticenza di molti giornalisti di aprirsi alla modernità? In un mondo sempre più orientato alla realtà social, saper gestire le nuove metodologie diventa indispensabile anche per poter reinventare il proprio ruolo e adattarsi ai nuovi contesti nascenti, ma è probabilmente la prassi italiana quella di rimanere attaccati alla poltrona evitando di far andare avanti il nuovo.

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