lunedì 1 dicembre 2014

CONSUMATORI CONSAPEVOLI, LO SIAMO DAVVERO?

In genere siamo sommersi da informazioni di tutti i tipi, oggi con le nuove tecnologie è possibile reperire notizie in ogni dove e quando vogliamo. Molto spesso però non ci soffermiamo a pensare alle cose di tutti i giorni, ed ecco che qualcosa di banale diventa un potenziale pericolo per la nostra salute. Finora sono state già 12 le morti per il vaccino antinfluenzale noto con il nome di Fluad, 3,5 milioni le dosi distribuite, 2 i lotti bloccati e 4 le inchieste aperte. Questi i numeri di un evento che giorno dopo giorno sta sconfinando in psicosi tra i consumatori. Partendo dal presupposto che essendo umani, l’errore a volte è plausibile, ma in caso di salute purtroppo non si può scherzare, considerando come la sanità italiana è ridotta, anche fare una mammografia è qualcosa di impensabile se non in un lasso di tempo di oltre un anno. L’AIFA intanto ha tenuto a sottolineare che le morti in questione sono sospette, di fatto non esistono ancora dati certi che comprovino la tossicità del vaccino in questione, in commercio da almeno 10 anni. Il problema reale, piuttosto, è l’informazione che viene fatta in merito. Premettendo che il farmaco viene prescritto per persone oltre i 65 anni, e che attualmente l’alfabetizzazione informatica per il target di riferimento è per lo più assente, nel momento in cui una persona anziana non può consultare la rete per informarsi, come potrebbe fare per capire se è soggetto a controindicazioni? Questo è il nocciolo della questione. Spesso e volentieri ci troviamo davanti a poche e blande indicazioni che non permettono di poter acquisire conoscenze, o discernere l’acquisto di uno o un altro prodotto. Lo stesso avviene con gli indumenti. Basta soffermarsi sulle ultime vicende come Moncler, che vanta di essere un marchio Made in Italy, e poi la sua produzione avviene all’estero. Oppure i cappotti che a poco prezzo forniscono una pelliccia attorno al cappuccio, e poi si scopre (leggendo l’etichetta all’interno) che invece di essere sintetica è di “Murmasky”, ovvero i comunissimi procioni. In sintesi un compratore pensa di essere ben informato quando invece non lo è affatto.
Grandi marchi della cosmesi, del tessile o di generi alimentari il più delle volte nascondono notizie riguardanti gli ingredienti, così se si è allergici a qualche componente è impossibile capirlo prima dell’acquisto, se si è contro le pellicce è impossibile (anche se facendo lo sforzo di leggere l’etichetta si potrebbero prevenire brutte sorprese) capire che si sta acquistando un capo vero o finto, ed è altrettanto impossibile capire la provenienza e il luogo di produzione di alcuni cibi. E se da una parte le aziende ci marciano, noi consumatori non ci sforziamo nemmeno di reperire dettagli in un modo o nell’altro, ci accontentiamo di quello che ci danno e tanto basta. Non importa se a pagarne le spese alla fine è la nostra salute o altri esseri viventi. Quel che è peggio è che alla fine in tutta questa disinformazione c’è solo un vincitore, chi si arricchisce alle spalle di ignari consumatori.

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