lunedì 5 ottobre 2015

I PUGNI DI PUTIN SUL TAVOLO ONU

Ad una settimana dal discorso del leader russo alle Nazioni Unite, L'Europa sembra stordita dalla veemenza dell'intervento di Vladimir Putin. La stessa Europa che ha, più di tutti, interesse nella stabilizzazione della situazione in medio oriente, così come in Libia e Tunisia. E fa di certo effetto constatare il fatto che sia proprio Mosca a porsi in prima fila quale garante della stabilità a partire dalla Siria, contendendo, nemmeno troppo velatamente, tale ruolo agli USA. Naturalmente sono tali gli interessi russi affinché Assad resti, saldamente, al suo posto che l'urgenza di un intervento pacificatore nella regione, diviene l'opportunità di salvare capra e cavoli. Un'opportunità che Putin, a tutti i costi, non intende lasciarsi sfuggire. Sì, perché se i raid russi contro l'opera destabilizzante dell'ISIS sono propedeutici alla fine dei flussi migratori, in uscita dai paesi martoriati dalla guerra civile, ed alla stabilizzazione dell'area, il ritorno d'immagine della potenza pacificatrice è tale per cui Mosca si possa candidare ufficialmente a guida mondiale in concorrenza con gli Stati Uniti d'America.
Da qui la critica, feroce, di Putin alla politica estera Statunitense e la mano tesa all'Europa, che ora inizia a riflettere davvero. Una presa di posizione notevole di Mosca, che continua ad affascinare grazie alla propria capacità di resistenza alle sanzioni, non proprio indubbiamente imposte, e altresí a rilanciare la propria azione, approfittando del momento di impasse dei paesi europei e scagliandosi, più o meno direttamente, contro il proprio storico rivale nella geopolitica. Il dado, del quale da tempo si attendeva l'esito, è ora tratto. L'Europa deve ora decidere con chi stare. Già a rischio nella propria integrità, sotto la spinta di due poli di tale attrazione potrebbe acuirsi il processo disgregazionista. Il rischio di un ritorno alla guerra fredda è ora, più che mai, reale.

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