lunedì 19 ottobre 2015

OGM, NO GRAZIE.

Dopo il no, con cui la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha bocciato la proposta della Commissione europea in tema di Ogm che riconosce agli Stati la possibilità di limitare o vietare la vendita e l'uso di cibi geneticamente modificati riconosciuti dall'Ue, riparte la campagna di "sensibilizzazione" da parte delle Corporation del settore.
Durante la Settimana europea delle Biotecnologie, si è dato vita al convegno 'Le politiche per le biotecnologie nel settore agroalimentare, dove siamo e dove andiamo' svoltosi al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano e promosso da Assobiotec, Europabio e da European Scientists Network. Le associazioni vicine al settore hanno contribuito così a rimarcare quelli che per loro sono "scenari di potenziale pericolo per il settore agroalimentare europeo", in particolare di quello italiano. La tesi, di chi lavora per agevolare il profitto delle multinazionali che controllano il mercato del biotech, è che la mancata innovazione, orientata alla produzione di OGM, nel settore agroalimentare porterebbe al declino dello stesso con conseguenze catastrofiche su profitti, distribuzione e posti di lavoro. Uno strenuo tentativo di coniugare termini quali produttività e sostenibilità, in un settore che dovrebbe per prima cosa considerare la propria mission storica ossia l'obiettivo di nutrire, in maniera salutare, gli individui. Coltivare mere logiche di profitto, in un settore che sottostà al significato stesso di salute dell'uomo, significa non avere rispetto della vita oltre che della natura.


Per quanto riguarda l'Italia, un settore Bio, fiorente e garantito da forti controlli nella qualità, non può che giovare al Sistema Paese. La verà opportunità da cogliere è quella di elevarsi definitivamente a simbolo e centro di garanzia della qualità nel settore agroalimentare mondiale. Un mercato, fosse anch'esso di "nicchia" per chi esigesse cibo non trattato geneticamente, sarebbe uno sbocco in termini di produzione e di occupazione pazzesco, perchè avrebbe ridondanza mondiale. Il bel paese come dispensa dei migliori beni alimentari del Mondo in termini di qualità, questo deve rappresentare il target nazionale. Qualità e produttività in un contesto del genre rappresentano un ossimoro. La conseguenza di una scelta differente, sarebbe il disarmo completo e la consegna del settore, fiore all'occhiello nazionale, ancora, nelle mani di pochi players globali. E si lascia soltanto all'immaginazione quali possano essere i tanto decantati benefici in termini occupazionali; quanto successo negli altri settori industriali insegna. Biotech come ultima frontiera della globalizzazione quindi. Un evento cui preservare quantomeno la dispensa di 'buoni cibi della nonna'.

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