giovedì 13 giugno 2013

Veri e finti poveri (parte terza)

mentre la nostra classe politica cerca di convincerci della necessità di lacrime e sangue per uscire dalla recessione, deputati e senatori, nominati ministri, aggiungono ai sostanziali emolumenti del Parlamento un'indennità di 48 mila euro l'anno. La cosa non sorprende in un Paese, come il nostro, che tutela e difende meritocrazia, uguaglianza e giustizia sociale (sic). Fatto sta che quando si tratta di mettere mano al portafoglio, i nostri di dimostrano particolarmente riottosi e reticenti. E' una forma di allergia, come dire, viscerale, che si trasmette con una facilità a dir poco disarmante. Le indennità riconosciute ai membri dell'esecutivo ammontano a 48 mila euro per i ministri e a 40 mila per i vice ministri e sottosegretari. Peraltro, 14 ministri e 19 sottosegretari sono anche eletti in Parlamento e percepiscono di conseguenza anche stipendi e indennità come deputati e senatori. Se si tagliassero questi doppi stipendi, benché il risparmio sarebbe solo simbolico (circa 4 milioni di euro), probabilmente il Governo Letta ne beneficerebbe, e in modo sostanziale, in termini di credibilità. Ma forse è chiedere troppo! Questa è gente che continua a predicare bene e persiste nel razzolare male.

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