domenica 2 giugno 2013

Veri e finti poveri (parte seconda)

In questi giorni, il Ministero delle Finanze, rendendo note le denunce dei redditi di alcune categorie di liberi professionisti e di commercianti, ha inevitabilmente suscitato il sarcasmo dei più, sorpresi e preoccupati della situazione di povertà in cui versano, solo per citarne alcuni, gioiellieri e ristoratori. La notizia ha suscitato in noi seri sensi di colpa (nostra maxima colpa), nell'esserci limitati ad occuparci, in questi mesi, esclusivamente delle classi più deboli ed emarginate della popolazione, tralasciando (ahimè) di riflettere seriamente sulla grave situazione economica che sembra accanirsi contro alcuni nostri illustri concittadini. Risulta, infatti, che le categorie citate guadagnino in media 17000 euro, ben al di sotto delle invidiabili retribuzioni dei loro stessi dipendenti, che possono usufruire di stipendi ben più consistenti, tanto da arrivare a toccare, udite udite, la soglia dei 20000 euro. Riteniamo necessario che si rimedi urgentemente a situazione di disuguaglianza come queste, che offendono etica e giustizia sociale. Proponiamo pertanto che, a mesi alterni, l'uno introiti il reddito dell'altro, in modo che a fine anno i guadagni del gioielliere e del suo dipendente siano perfettamente in equilibrio, nel rispetto dei più alti valori di equità e di solidarietà.        

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