mercoledì 22 maggio 2013

Summum ius summa iniuria

Un Paese che possa vantare una Carta Costituzionale come la nostra non può che essere orgoglioso del lavoro svolto dai Padri Costituenti, che ci hanno tramandato dei principi di altissimo profilo etico e giuridico.  Questo, almeno e se non altro, in teoria! Certo, poi nella pratica, non tutto scorre perfettamente. Si verificano, sporadicamente, piccole anomalie, leggeri scostamenti, impercettibili disallineamenti. Come ad esempio, il diritto al lavoro, previsto negli articoli 1 e 4, oppure l'art. 2, che richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E che dire poi dell'art. 36, che riconosce al lavoratore il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa? Che importanza hanno i dettagli? Che importanza ha se la disoccupazione giovanile sfiora il 40%, se più di un quarantenne su quattro si mantiene con la paghetta dei genitori, se il 38% dei giovani vive coi genitori, e non per propria scelta, se la maggioranza dei giovani é pronta ad espatriare per trovare lavoro, se nove milioni di persone si trovano in significative difficoltà economiche, se la disoccupazione é sempre più galoppante, se i suicidi tra i disoccupati aumentano, se le retribuzioni sono largamente insufficienti a garantire una vita serena e dignitosa, se la metà della ricchezza é in mano al 10% delle famiglie e l'altra metà viene ripartita tra il restante 90%, se lo stipendio di un manager é fino a 163 volte quello di un normale lavoratore? Quisquiglie e pinzillacchere, qualunquiste e populiste!  

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