sabato 24 agosto 2013

Metamorfosi di un'emozione

Mi sono permesso di mutuare il titolo di un libro edito da Feltrinelli, che analizza storicamente la metamorfosi della vergogna, fornendoci una radiografia ragionata di un sentimento che ha assunto, col tempo, un ruolo e un profilo che consentono di illuminare il funzionamento della nostra società, dal senso comune ai comportamenti, dai valori dominanti alle regole non scritte. Oggi la vergogna non si nasconde, si esibisce, è mostrata in pubblico, potremmo dire che è fuori moda. La vergogna contemporanea é una vergogna autoreferenziale, del fai da te, relativa più all'inadeguatezza della prestazione che all'indegnità dell'azione. Sembra scaturire più dall'incapacità ad ottenere l'indipendenza, la notorietà, il successo, il potere. Ne consegue che la povertà è vergognosa fino a spingere al suicidio, ma la corruzione politica no, perché così fan tutti. Nel momento in cui ognuno si sente autorizzato a darsi proprie regole e proprie norme, anche sentimenti come l'onore e la vergogna perdono un riferimento esterno e valido per tutti. Insomma, si potrebbe dire che la vergogna assurge ad un sentimento ad personam e, se legata al mancato rispetto delle regole morali, viene bandita e accusata di moralismo. Con questo breve scritto volevo forse fare riferimento alla sfacciataggine della nostra classe politica? O magari alla vergognosa richiesta di impunità di un condannato? Ma no! Volevo semplicemente trovare lo spunto per riportare una frase di Martin Luther King:"Qualunque cosa mi succeda, non voglio essere ricordato per il Nobel e per tutti gli altri riconoscimenti, ma soltanto per aver cercato di fare del bene alla gente". Ergo, bisognerebbe vergognarsi di non aver fatto tutto il possibile, in base alle possibilità di ciascuno, per migliorare la società, perseguendo il bene collettivo e l'interesse comune. Riflettete, cari politici, riflettete!

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