martedì 27 gennaio 2015

OGGI SI RICORDA, SI DEVE RICORDARE

Oggi niente cronaca, niente curiosità e niente politica. Oggi è un giorno di riflessione. Un giorno che serve ad insegnare a chi non lo sa cosa accadde nella metà degli anni ‘40. Oggi è il Giorno della Memoria. Fu proprio in questo giorno, nel 1945, che le Truppe Sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz: testimonianza dell’atrocità nazista, che le voci su questi posti erano vere. Un orrore firmato uomo, dove la gente non era solo rinchiusa e costretta al lavoro, ma uccisa e sterminata, per la follia e il falso mito di una razza superiore. Un orrore con il quale il Nazismo e i suoi carnefici riuscirono ad essere ricordati per sempre. Un giorno che ferma il mondo, troppo impegnato a pensare ai fatti suoi, e ricorda lo scempio di un evento e di un’ideologia che ha distrutto milioni di vite. Oggi si ricordano soprattutto gli ebrei (principale obiettivo del genocidio), dimenticando però che la “soluzione finale” prevedeva lo sterminio anche di oppositori politici, omosessuali, disabili, diversità religiose e molti altri ancora. Un vero e proprio trionfo dell’esclusione sociale e del primitivo concetto di “superiorità”.
Ci sono diverse persone che affrontano questo giorno. Ci sono quelli che si siedono, spiegano, raccontano e si confrontano, anche se hanno 30 o 40 anni. Quelli che preferiscono non parlarne, altrimenti soffrono troppo, per poi vedersi una sciocchezza in televisione, mascherando il loro autentico menefreghismo. Quelli che fingono il loro interesse per la materia, facendo i ben pensanti, dicendo che questo giorno è un’ipocrisia, perché ogni giorno dovrebbe essere un giorno per ricordare queste cose (e su questo sono d’accordo anche io), comportandosi però come gli appartenenti al gruppo di prima. Persone poi che non hanno mai letto un libro sulla materia, che non hanno mai visto un film perché “troppo noioso e poi la storia la si sa”. A voi che non sapete, a voi che non volete ricordare, a voi che fa troppa fatica, oggi fermatevi e ascoltate la Storia che vi ricorda cosa accadde. Non lasciatevi prendere la mano dall’arroganza e dalla finta saccenza. Non ri-prendiamo quell’abitudine, specie se quotidiana. Ricordiamoci, poi, come disse il filosofo Santayana, che “chi non ricorda il proprio passato, è destinato a riviverlo”.

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