sabato 18 maggio 2013

Banche d'affari

Abbiamo più volte avuta l'occasione di stigmatizzare il comportamento delle banche, rivolto essenzialmente alla ricerca del profitto come unico obiettivo da raggiungere, senza sentirsi minimamente responsabili dei risvolti sociali che certe decisioni potrebbero avere. E' un po' come se si accettasse l'idea che ogni fine giustifica i mezzi. E più volte abbiamo sottolineata l'esigenza che lo Stato richiamasse le aziende di credito a svolgere la tipica funzione sociale che ne giustificò la nascita e ne caratterizzò i comportamenti nel corso degli anni. Abbiamo parlato anche della necessità di intervenire, nel caso ce ne fosse stato bisogno, con provvedimenti restrittivi, o addirittura con nazionalizzazioni, qualora avessero continuato, sorde ad ogni richiamo (ricordo in primis Draghi e Grilli), a indirizzare la loro azione  verso attività speculative anziché a sostegno della ripresa produttiva. Il caso accaduto recentemente a Ragusa è emblematico dell'attuale situazione in cui si trova il Paese (secondo Emercengy 600 nuovi poveri al giorno). Darsi fuoco per un debito bancario di 10.000 euro dovrebbe richiamare fortemente l'attenzione degli organi preposti e indurli ad intervenire con fermezza e con urgenza per evitare che altri casi analoghi possano accadere. Ma sono certo che anche questo fatto, dopo le varie esternazioni e i buoni propositi, cadrà nel dimenticatoio, come tanti altri.          

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