venerdì 17 maggio 2013

Fiscal compact e Industrial compact

All'apparenza simili, conseguenziali o collegati, magari interdipendenti o correlati. In realtà, agli antipodi di una strategia di politica economica che si ponga l'obiettivo del rilancio e della ripresa produttiva di un Paese. Sostanziale e inequivocabile la differenza. Il primo, noto anche come "patto di bilancio europeo", impone l'abbattimento del debito pubblico e il pareggio di bilancio ad ogni costo. Rappresenta il rigore che tanto piace alla Germania e che, secondo i neokeynesiani, potrebbe portare ad una vera e propria dissoluzione dello stato sociale. L'altro, viceversa, considera più corretto perseguire politiche commerciali più aggressive e indirizzate prioritariamente a sviluppare la produzione. Quale scegliere? L'esempio del Giappone è significativo al riguardo. Avviluppata, fino a qualche tempo fa, in una spirale deflattiva, l'economia giapponese ha superato, nel primo trimestre di quest'anno, ogni più rosea previsione. Il PIL è cresciuto ad un tasso annualizzato del 3,5% e in sei mesi si è deciso di stanziare il controvalore di 100 miliardi di euro per investimenti, evitando qualsiasi condizionamento originato da vincoli di bilancio o di abbattimento del debito. Le conseguenze sono state immediate: i consumi interni sono abbondantemente cresciuti e la debolezza dello yen nei confronti del dollaro ha permesso al Giappone di incrementare notevolmente le esportazioni. Ma i giapponesi,  a differenza dell'Italia, non sono, fortunatamente per loro, sotto schiaffo della Merkel.

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