lunedì 13 maggio 2013

Primus inter pares

La legge è uguale per tutti. Frase che campeggia a caratteri cubitali in ogni aula di tribunale e sollecita continuamente i nostri neuroni, facendoci illudere di vivere in un Paese dove, se non altro di fronte alla legge, disuguaglianze e discriminazioni non hanno diritto di  cittadinanza. Ci eravamo illusi che potere, successo e denaro non interessassero la giustizia e che ogni cittadino, se riconosciuto colpevole, dovesse avere lo stesso trattamento degli altri, senza sconti né aggiunte. Nulla di più forviante! Gli ultimi avvenimenti, e non solo gli ultimi, ne dimostrano l'infondatezza e l'inconsistenza. Una frase diventata ormai un semplice slogan, un luogo comune, di cui ci sentiamo ipocritamente orgogliosi, alla stessa stregua di quanto fecero, ma per più fondate ragioni,  i rivoluzionari francesi che fecero loro il motto liberté, égalité, fraternité.
Poi ci accorgiamo che c'è sempre "qualcuno" che "tanto alla pari con gli altri non è", una specie di primus inter pares, che demagogicamente ci fa sentite al suo stesso livello, ma che in realtà aggira la legge, trova scorciatoie, cerca di allungare i tempi dei processi per far prescrivere i reati e che vuole ad ogni costo l'impunità. Una specie di feudatario: ti lancia un denaro per poi prendersi l'anima.

Nessun commento:

Posta un commento