domenica 1 settembre 2013

Etica ed estetica

Due differenti percorsi di vita, l'estetico e l'etico, due modalità di comportamento che, incontrandosi e scontrandosi, rappresentano indubbiamente due facce di una stessa realtà, suscettibile di essere interpretata e vissuta sulla base di scelte soggettive e contrapposte. Di rilievo, per chi ne volesse approfondire il significato, é la dotta analisi fatta da Kierkegaard (con lo pseudonimo di Viktor eremita) nel libro "Enter-Eller", a riprova che atteggiamenti così diversi fossero evidenti e studiati già in epoche passate. La peculiarità dell'esteta é quella di vivere all'istante, in modo allegro e scanzonato, considerando l'altro solo un'occasione per il proprio godimento e cercando di persuaderlo, manipolandolo, per raggiungere il proprio scopo, sia esso erotico, economico o di potere. O, come afferma Weber, più che la bontà e verità di un programma, ciò che caratterizza lo stadio estetico della vita (o dell'esteta) sono la persuasione e il consenso pubblico. MacIntyre, in "Dopo la virtù", preferisce usare piuttosto il termine "ricco esteta", ma i contenuti non cambiano. Tutt'altro significato e, aggiungerei, tutt'altro peso specifico acquista viceversa un comportamento etico e morale, che non significa moralismo, teso alla realizzazione e al conseguimento di obiettivi completamente opposti ai precedenti. Seppur utile, non appare però indispensabile disturbare illustri filosofi del passato per definire personaggi, atteggiamenti e modi di vivere che qualificano i nostri attuali rappresentanti politici, che definirei, con scarse o rare probabilità di essere smentito, dei grandi, sublimi, insuperabili esteti, per nulla, ma proprio per nulla, etici.

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