venerdì 9 maggio 2014

ERA SOLO UN BRUTTO SOGNO!



Era solo un brutto sogno! Siamo in tanti a sperare che il momento giusto per pronunciare questa frase arrivi presto. Fino ad allora saremo obbligati a contemplare, inermi, la spirale di torpore che ci rende vittime sacrificali, immolate sull’altare della grande finanza, dei massoni, degli strateghi delle guerre. L’Italia è spaccata in due e, mai come ora, la linea di demarcazione è stata così chiara e netta. Mai come ora i carnefici sono usciti alla luce del sole, gettando, finalmente, la maschera della responsabilità dietro la quale nascondevano il loro essere spudoratamente spregevoli. Mai come ora le vittime hanno preso coscienza del coltello alla gola che ogni giorno li ricatta. E mentre l’arma affonda nelle nostre membra, ci rendiamo conto che, forse, non abbiamo fatto abbastanza. Per tanto, troppo tempo siamo stati Lazzaro al cospetto di Epulone.

Le briciole che elemosinavamo, però, non erano che il nostro pane. Che odorava di lavoro ed onestà, di fabbrica, di campagna. Il nostro essere uomini è stato ridotto ad un numero di matricola, a statistiche. E abbiamo dimenticato che dietro ogni dato sulla disoccupazione ci sono giovani, in carne ed ossa. Dietro ogni lettera di rating ci sono lacrime di uomini. Il dolore di un padre che guarda il figlio sopraffatto dalla fame non potrà mai essere quantificato in numeri. Quei numeri che portiamo genuflessi al cospetto dei tecnocrati sono nulla di fronte ad un ragazzo che non riesce a pagarsi gli studi. La meritocrazia, che tanto lodiamo, è uno sputo negli occhi di chi, i mezzi per raggiungere un obiettivo, non li ha mai avuti. Siamo stanchi del teatrino che ricicla i colpevoli, facendoli passare per responsabili; siamo stanchi della spocchia di chi ritiene gli elettori incapaci di valutare le contingenze politiche. Le solite frasi che condannano la violenza portano la firma di chi per anni ha armato la mano del dissesto sociale. È giunta l’ora di un rinnovamento: vero, autentico, profondamente democratico e squisitamente politico. Non c’è più tempo!

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