sabato 10 maggio 2014

VIVERE DISO(CCUPREO)CCUPATI

L’Italia e il non lavoro sotto l’egida Renzie

La stabilità disoccupazionale: il primo degli obbiettivi pienamente raggiunti dal governo Fiorentino. A Marzo 2014 il tasso di disoccupazione risulta bloccato a quello di febbraio del medesimo anno ma, ovviamente, i numeri possono e devono essere letti anche in relazione alle statistiche che li precedono temporalmente. Le politiche di rigore, stabilità e le riforme del lavoro e delle pensioni non hanno mutato, anzi, hanno anche peggiorato la situazione (non) lavorativa italiana. 
Infatti, se confrontiamo la percentuale di disoccupati nel 2013 in Italia, possiamo notare che essa è aumentata percentualmente in maniera significativa rispetto a tutti gli altri paesi dell’Eurozona, passando dal 12%  al 12,7% dell’anno in corso (1). Al tempo stesso, mentre la disoccupazione nell’Eurozona rimane fissa al 10,5% e quella giovanile scende al 22,8% dal 23,7% dell’anno precedente, in Italia quest’ultima tocca il picco del 42,7%!  Peggio di noi, e c’è poco da #starsereni, fanno solo la Spagna e Cipro (rispettivamente al 43,2% e al 53,9%) (2). 

Ricordiamo, per inciso, che “nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello più elevato dal 1977, pari al 35,3 %”. Evidentemente, i governi tecnici e quelli non votati sono riusciti ad aumentare ulteriormente questo record negativo (3). Date le premesse, attendiamo trepidanti la “soluzione finale” renziana per rilanciare il mondo del lavoro: the Jobs Act.

Sitografia

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