martedì 17 giugno 2014

MENO PROLE, PIU' EMIGRAZIONE


La pubblicazione del bilancio demografico da parte dell'Istat (16 giugno 2014) illustra impietosamente la situazione di crisi non solo economica, ma anche sociale, che l'Italia sta vivendo.
I dati presentati nella rilevazione statistica evidenziano l'emigrazione di cittadini italiani verso l'estero, stimata in 53.662 unità, ed un flusso migratorio in entrata pari a 235.381 nuovi residenti provenienti dall'estero. Altro elemento preoccupante e meritevole di approfondimento, è quello relativo alla diminuzione delle nascite ed alla diminuzione delle morti. 
Il paese invecchia, andando ad aumentare la spesa sanitaria e pensionistica, mentre i Governi che si succedono non riescono a creare le condizioni necessarie, sia dal punto di vista della sicurezza economica che delle reti di servizi sociali offerti, per facilitare e sostenere la scelta di diventare genitori nella situazione di crisi prolungata che sta caratterizzando il sistema Italia ormai da 6 anni. 

I dati dell'indagine Tecnè (15 maggio 2014) sottolineano questo stato di incertezza ed insicurezza, non solo percepite ma anche vissute, dalla popolazione italiana. Infatti, l'82% delle famiglie sostiene di aver ridotto notevolmente i consumi o di aver acquistato prodotti di minor qualità e, al tempo stesso, l'83% dei lavoratori dipendenti, quelli che dovrebbero sentirsi più tutelati rispetto a tutte le altre categorie di lavoro salariato, afferma di percepire a rischio la propria occupazione. Se neppure i lavoratori a tempo indeterminato si sentono sicuri, chi potrà decidere di mettere al mondo dei figli in Italia: i precari?
Se il governo non deciderà di modificare il Jobs Act, garantendo la malattia e la maternità alle donne impiegate a tempo determinato ed una paga oraria minima per i contrattisti a progetto, continueremo a subire l'emigrazione e a vivere in uno stato sempre più vecchio e meno produttivo.

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