La pubblicazione del bilancio demografico da parte dell'Istat (16 giugno 2014) illustra impietosamente la situazione di crisi non solo economica, ma anche sociale, che l'Italia sta vivendo.
I dati presentati nella rilevazione statistica evidenziano l'emigrazione di cittadini italiani verso l'estero, stimata in 53.662 unità, ed un flusso migratorio in entrata pari a 235.381 nuovi residenti provenienti dall'estero. Altro elemento preoccupante e meritevole di approfondimento, è quello relativo alla diminuzione delle nascite ed alla diminuzione delle morti.
Il paese invecchia, andando ad aumentare la spesa sanitaria e pensionistica, mentre i Governi che si succedono non riescono a creare le condizioni necessarie, sia dal punto di vista della sicurezza economica che delle reti di servizi sociali offerti, per facilitare e sostenere la scelta di diventare genitori nella situazione di crisi prolungata che sta caratterizzando il sistema Italia ormai da 6 anni.
I dati dell'indagine Tecnè (15 maggio 2014) sottolineano questo stato di incertezza ed insicurezza, non solo percepite ma anche vissute, dalla popolazione italiana. Infatti, l'82% delle famiglie sostiene di aver ridotto notevolmente i consumi o di aver acquistato prodotti di minor qualità e, al tempo stesso, l'83% dei lavoratori dipendenti, quelli che dovrebbero sentirsi più tutelati rispetto a tutte le altre categorie di lavoro salariato, afferma di percepire a rischio la propria occupazione. Se neppure i lavoratori a tempo indeterminato si sentono sicuri, chi potrà decidere di mettere al mondo dei figli in Italia: i precari?
Se il governo non deciderà di modificare il Jobs Act, garantendo la malattia e la maternità alle donne impiegate a tempo determinato ed una paga oraria minima per i contrattisti a progetto, continueremo a subire l'emigrazione e a vivere in uno stato sempre più vecchio e meno produttivo.
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