giovedì 27 novembre 2014

IL CORAGGIO DI DIRE NO AI CACCIA

Si torna a parlare di F35. Sul sito del Pentagono si può leggere l’ennesimo accordo con l’impresa americana Lockheed Martin per l’acquisto di due cacciabombardieri. La spesa si aggira intorno ai 200 milioni di euro, 153 per i due velivoli e altri 40 milioni per i motori, si dovranno poi aggiungere i costi per l’armamentario e la manutenzione. Se il governo manterrà l’impegno come Washington chiede, con l’acquisto di 90 aerei, dovranno essere stanziati almeno altri 40-50 miliardi di euro in totale. Questo governo dimostra di non cambiare verso su una questione così importante come le spese militari. Secondo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è una questione di credibilità internazionale, il nuovo acquisto è la conseguenza di un contratto firmato con la società americana il 18 luglio 2013, è quindi secondo il ministero il rispetto di un accordo già firmato. Ma il rispetto verso un Parlamento che chiedeva a settembre il dimezzamento delle spese militari, valutate inizialmente intorno ai 13 miliardi per l’acquisto degli F35? Il rispetto per il popolo italiano che sta subendo tagli a beni e diritti fondamentali come la sanità, la scuola, i diritti per i disabili.
Si è calcolato un taglio di sei miliardi a Regioni ed enti locali nella nuova Legge di stabilità, mentre si spendono centinaia di milioni per due caccia. La questione delle spese militari è molto ostica per tutti i governi, ma un governo, a suo dire, di sinistra dovrebbe avere il coraggio di rischiare e di tagliare le spese, ridistribuendo quei soldi in politiche sociali, ma le pressioni sono sempre molto forti. Le industrie delle armi a livello internazionale hanno un peso così determinante sui governi e sulle loro decisioni che spesso bisogna chiedersi: “Si fanno le armi perché ci sono le guerre, o si fanno le guerre perché ci sono le armi?”.

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