lunedì 17 novembre 2014

QUANDO DELINQUERE DIVENTA LA PRASSI

Da diverso tempo un noto blog romano, raccoglie numerose testimonianze riguardo gli innumerevoli episodi di violenza, degrado e delinquenza che affliggono la Capitale. Non si tratta solo di dichiarazioni scritte, ma anche visive che rafforzano ulteriormente il senso di insicurezza in cui sono costretti a vivere i cittadini romani. Di fatto è ormai prassi assistere a rapine, decadimento e scene da terzo mondo su autobus, metro, stazioni e purtroppo anche sui monumenti. Non è inusuale, ormai, recarsi a Villa Torlonia e trovarvi i resti dei tossici di turno. E nemmeno frequentare le vie principali dei quartieri e vedere i disagiati di turno rovistare nei cassonetti. Persino i minorenni “manolesta” nella metro sono cosa di tutti i giorni. Senza contare poi i recenti trascorsi a Tor Sapienza. Per molti il problema risiede negli extracomunitari…ed è vero che molto spesso si scopre dietro atti criminosi la colpevolezza dei suddetti, ma come per ogni cosa, non bisogna fare di tutt’erba un fascio. D’altra parte la crisi ha costretto milioni di italiani ad espatriare per poter sopravvivere, e se tutti i paesi che accolgono i nostri connazionali dovessero pensarla allo stesso modo rispedendoli al mittente, a quest’ora saremmo molti di più a patire la fame in Italia. Numerosi stranieri vivono e lavorano regolarmente nelle nostre città, ma tutto il mondo è paese e, purtroppo, assieme a chi vive onestamente, c’è anche chi vive di espedienti. Senza tralasciare il fatto che, comunque, la malavita non ha colore/bandiera/nazionalità, e come esiste il problema della criminalità straniera, accanto convive bene anche quella italiana.
Al di là dei vari discorsi moralistici, il nocciolo di tutto sta nel fatto che non si avverte più un senso di sicurezza. E cosa ancora peggiore è che chi dovrebbe tutelare i cittadini resta il più delle volte con le mani in mano. Chi delinque è oltretutto noto “a chi di dovere” e, anche se colti sul fatto, la passano sempre liscia. Insomma, in estrema sintesi, anche prendere la metro oggi è diventato un rischio: siamo tutti vittime del borseggiatore di turno, di chi chiede l’elemosina, dello stupratore, ecc.. È spontaneo chiedersi come sia possibile essere arrivati a tutto questo e, in particolar modo, perché nessuno agisce concretamente per ristabilire l’ordine. Probabilmente, una buona parte della colpa è anche nostra. Bisogna guardare in faccia la realtà. Siamo noi il più delle volte a voltarci dall’altra parte se qualcuno chiede aiuto, siamo noi che invece di fare la raccolta differenziata buttiamo la spazzatura dove capita, siamo noi che imbrattiamo i muri dei palazzi e i monumenti, siamo noi che non facciamo manutenzione del bene comune. Siamo sempre noi a infischiarcene per primi delle regole, siamo noi a non rispettare una fila, a non mostrarci cortesi col prossimo e a pensare che tutto ci è dovuto, perché siamo italiani. E siamo anche noi quelli che non hanno voglia di lavorare e lo fanno in modo svogliato e con disattenzione. E siamo sempre noi che ci lamentiamo di chi viene nel nostro Paese e non si comporta dignitosamente, ma non facciamo nulla per una corretta integrazione o peggio, nulla per far si che le regole e le leggi vengano rispettate. D’altra parte non si può dire che la situazione attuale non sia lo specchio di una realtà ormai allo sbando, distorta da un eccessivo lassismo e un senso di superiorità che pervade la maggior parte degli individui. Se fossimo noi per primi a pagare il biglietto dell’autobus (tralasciando ora i problemi di disservizio), ad aspettare il proprio turno in fila alla posta, a mantenere puliti gli spazi verdi, a essere educati col prossimo, a rispettare e seguire le regole, vivremmo certamente meglio e con maggiore correttezza. Non rispettando il bene comune perdiamo innanzitutto il rispetto per noi stessi. Se, però, da un lato la colpa è attribuibile a noi cittadini, le istituzioni e organi preposti da sempre si sono mostrati ciechi e sordi ai numerosi appelli fatti. D’altra parte, se dovessimo farci giustizia da soli per ogni minima cosa, vivremmo nell’anarchia (ma con calma arriveremo anche a quella visti i tempi). Nel momento in cui la politica si mostra disinteressata ai problemi del cittadino e presta più attenzione a tutelare i propri interessi, violenza e malvivenza diventano dilaganti. Roma necessita di un intervento immediato e significativo che metta un freno alle vicissitudini che i suoi abitanti sono costretti a patire quotidianamente, perché inevitabilmente verrà il giorno in cui sarà troppo tardi per agire secondo la giusta prassi e la giustizia diventerà di natura privata. E allora in quel caso sarà la guerra.

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