La
vergogna ha bussato alla porta del Parlamento europeo, lo scorso 29 aprile. È
entrata e ha adagiato, lungo il corridoio, un tappeto esteso per più di cento
metri. È la lista delle 17306 persone morte nel tentativo di raggiungere
l'Europa dal 1990 al 2012. Il
29 aprile si è, infatti, riunito l'Europarlamento in seduta plenaria. All'ordine
del giorno, le decisioni prese nel Consiglio straordinario europeo tenutosi il
23 aprile. All'indomani dell'ennesima tragedia a largo delle coste
mediterranee, dove più di 900 persone hanno visto il loro sogno di una
vita migliore, di salvezza da guerre e persecuzioni, affondare e frantumarsi
sui fondali del Mediterraneo. Gli
euro-deputati sono stati chiamati a osservare attentamente, a camminare su quel
tappeto di morte, su quella lista immensa a cui sono state poi aggiunte delle
impronte di mani dipinte, per simboleggiare le oltre 6000 vite annegate nel
solo 2013 e le 1700 persone morte dall'inizio del 2015. Ognuno di loro è
stato costretto a camminare sui nomi di coloro che hanno perso la vita per
arrivare in terra d'Europa: il continente dei popoli, del tanto millantato
multiculturalismo, delle lingue, dei viaggi, dell'internazionalità, della
civiltà.
Al
termine della commissione plenaria, è stata varata una decisione, ovviamente
non vincolante per quanto compete a questa istituzione, che invita gli stati
europei ad accogliere un certo numero di migranti richiedenti asilo. Chiedendo
alla Commissione europea di fissare una quota per ogni singolo paese membro.Non
si sa, ad oggi, a che punto siano le trattative a riguardo e se gli stati
accoglieranno questa richiesta. Si sa solo che le partenze, i salvataggi, gli
annegamenti nel Mediterraneo continuano. Solo tra sabato e domenica, a largo
della Libia, altre 6800 vite sono state soccorse dalla Marina
italiana. Sono in viaggio in queste ore per Lampedusa e altri centri
d'accoglienza della Calabria.
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