lunedì 18 maggio 2015

UNA PILLOLA PER DISTINGUERE IL BENE DAL MALE

E se la distinzione di bene e male potesse avvenire attraverso una pillola che agisce sul cervello? Probabilmente guerre, violenze, maltrattamenti, ecc., a quest’ora sarebbero soltanto un brutto e lontano ricordo. Dato che la scienza non ha limiti, perché non inventare un qualcosa che potrebbe modificare la società umana? Ora tutto questo sembra possibile con le cosiddette “smartdrugs”, e un cocktail di ossitocina (il famoso ormone dell’amore) e farmaci antiserotoninergici (usati contro la depressione con conseguente diminuzione dell’aggressività), potrebbe essere la chiave per imporre il controllo sulla mente umana. La neuroscienza, se in parte ha compiuto passi da gigante per la trattazione di diverse patologie, in questo caso necessiterebbe di condurre sperimentazioni alquanto delicate se indirizzate al mutamento morale. Ma soprattutto, filosofia e bioetica possono convivere nello scontro sulle pratiche di potenziamento morale? 
Il dibattito ha preso vie distinte, fra coloro che reputano molto improbabile che il progetto possa tradursi in qualcosa di concreto, come afferma John Harris dell’Università di Manchester, e chi si chiede se sarebbe giusto applicare un metodo artificiale su principi e valori universali quali tolleranza e rispetto del diverso, come dichiara Massimo Reichlin, dell'Università Vita- Salute San Raffaele di Milano. E, in effetti, sarebbe giusto affidare il proprio pensiero e il controllo di esso ad un semplice preparato chimico? Negli anni la maggiore preoccupazione dell’uomo si è tradotta essenzialmente nel benessere nel breve periodo, piuttosto che operare in modo da avere un occhio di riguardo per le generazioni future. Sono un esempio lampante le variazioni climatiche, senza contare che molti studiosi affermano che ormai abbiamo superato il punto di non ritorno. Ma non dovrebbe essere “naturale” adoperare il buon senso per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato? Il buon senso, questo sconosciuto che oggi non trova più dimora nel pensiero altrui, spodestato dai valori distorti di una società ormai decaduta.

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