Il Nebraska ha abolito la pena di morte. Il parlamento
statale con 30 voti favorevoli e 19 contrari ha superato il quorum richiesto
per rovesciare il veto posto dal governatore repubblicano, Pete Ricketts, alla
legge per lo stop alle esecuzioni del 1997. Il voto fa del Nebraska il primo
stato controllato da repubblicani che cancella la pena capitale, dopo il North
Dakota nel 1979. Sono ora 20 su 50 gli stati USA che hanno abolito l’esecuzione
capitale: “Quello che è successo in Nebraska è un microcosmo di una tendenza
ormai stabile a livello nazionale - spiega ora Robert Dunham, executive
director del Death Penalty Information Center - la tendenza è quella di una
progressiva ma inarrestabile evoluzione dell’opinione pubblica americana”. La
storica decisione è stata raggiunta grazie alla formazione di un fronte
compatto trasversale, che ha superato divisioni politiche e ideologiche.
I
fautori del no alla “death penalty” hanno conquistato l’appoggio dei senatori
repubblicani sulla base di differenti motivazioni: che la pena di morte è
inefficace come deterrente nei confronti della criminalità; che è troppo
costosa e in contrasto con i valori morali e religiosi dello stesso partito
repubblicano. Tutto ciò ha sicuramente i crismi della straordinarietà, ma la
sensazione generale è che ci sia un ripensamento condiviso in tutta la
federazione. Sei stati, dal 2007, hanno abolito la sentenza capitale: Maryland,
Connecticut, Illinois, New Mexico, New Jersey. Praticamente tutte le esecuzioni
sono state bloccate: nello stesso Nebraska, nessun condannato è stato più
giustiziato dal 1997. È forse questa la vittoria più
grande, in attesa sempre di una sentenza della Corte Suprema che sancisca la
crudeltà e l’efferatezza della “death penalty”, in contrasto, quindi, con la
Costituzione.
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