Esistono
posti dove i problemi riguardanti il delicato tema dell’immigrazione sembra non
esistano. Li guardiamo lì, felici nel loro assetto sociale, per alcuni una
chimera o un’ispirazione di luogo isolato, dove si vive tranquilli, tra persone
della propria nazione. Questi idealismi, però, sono sempre il frutto di
qualcosa destinato a tramontare. L’Australia, ad esempio, ultimamente è
protagonista di uno scandalo di natura internazionale. Sembrerebbe, infatti, che
il governo conservatore abbia pagato ben 5000 dollari degli scafisti affinché
dirottassero le imbarcazioni verso l’Indonesia. Un evento all’apparenza
vergognoso: chiunque di fronte a tale accuse, le avrebbe ricusate, se non
ribattute. Il primo ministro australiano Tony Abbott, invece, rifiutandosi di
affermare se le asserzioni sugli scafisti fossero vere, ha dichiarato però che
per "motivi di sicurezza" non si commentano le singole operazioni di
protezione dei confini.
Fortunatamente
la notizia ha sollevato polemiche nell’ambito internazionale, sollevando due
inchieste: dal Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall'Organizzazione
internazionale per i migranti (Oim). Un notizia che capita con un perfetto
tempismo, specie dopo le reazioni della Francia del non voler aiutare l’Italia
nel gestire la moltitudine d’immigrati che giornalmente sbarca nella penisola.
Noi, in questo scenario, sicuramente facciamo una splendida figura: sapremo
gestire male l’economia, non capiremo mai niente di politica interna, saremo
sempre marcati dal motto “pizza, mafia e mandolino”, però a livello umanitario
siamo mille passi avanti.
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