martedì 23 giugno 2015

L'HIPSTER VA IN PENSIONE. ORA È TEMPO DI 'YUCCIE'

Stanchi di aggirarvi per le vie del rione Monti e incontrare giovani pseudo alternativi con lunghe barbe vintage, camicie a quadretti e pantaloni stretti? Tranquilli, probabilmente non avranno vita lunga. È in arrivo, anzi è già arrivata da tempo - ma nessuno ancora ne aveva individuato la potenzialità di collettivo - una nuova tribù metropolitana: gli yuccie. Sia chiaro, sempre esseri umani. Sempre con velleità alternative controcorrente. Ma gli yuccies (young urban creative) alternativi lo sono dentro, nella testa. Giovani, istruiti, intelligenti. La tribù yuccie vuole affermarsi professionalmente con la propria creatività. Abbandona il posto fisso, noioso e annichilente, per inseguire il proprio sogno. Vuole trarre profitto dalla propria creatività, anche se malpagata. Blogger, consulenti marketing, freelance, web designer, pittori marketing oriented. Chi più ne ha più ne metta. Partecipano a qualsiasi evento possa stimolarne l'inventiva e aiutarli a fare 'networking'. In pratica, aumentare la rete di contatti. Maghi dei social. Di Instagram soprattutto. Dove postano qualsiasi foto, dal piatto di insalata che mangiano, alle scritte sui muri di una strada di periferia che incontrano.
Nascono a New York. Il giornalista David Infante ne conia il nome, ispirandosi a se stesso, ricordando di quando rifiutò un posto fisso in un'azienda farmaceutica per fare lo stagista in un giornale, fino a essere pagato per il suo lavoro intellettuale. E arrivano anche in Italia. Milano soprattutto. Ma anche Roma ne è piena. Forse siamo noi stessi. Che cerchiamo disperatamente di trovare il nostro posto nel mondo. E rivendichiamo il nostro diritto ad essere riconosciuti. E ci deve essere sempre qualcuno, magari più intellettuale di noi a darci un nome. A coniare una moda, a intrappolarci dentro cliché. E noi stessi finiamo per crederci.

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