30 giugno 2015. Prima
pagina dedicata a “Antimafia Capitale”. Ben 11 mesi dopo la chiusura, torna in
edicola L’Unità, lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Lo aveva
detto Matteo Renzi: “Riportare il quotidiano in edicola è un mio impegno
personale”. E così è stato. Un nuovo assetto dunque. Tutto 'Pd-centrico'.
L'80 per cento della società è, infatti, in mano alla Piesse, che fa capo
per la quota maggioritaria a Guido Stefanelli della Pessina Costruzioni, renziano, avvistato più volte alle cene del partito. Il 20 per cento delle
quote societarie del giornale sono invece in mano a Fondazione EYU, Europa
Youdem-Unità. Questa in capo al Pd. E poi il nuovo direttore, Erasmo D'Angelis,
giornalista che, per sedere alla direzione del quotidiano, ha lasciato un
incarico a Palazzo Chigi. Quello di coordinatore di #Italiasicura, la struttura
di missione contro il dissesto idrogeologico.
Certo ogni giornale che nasce è
un tassello in più verso la piena libertà di informazione. Ecco però le prime
dichiarazioni di D'Angelis: “E' un monumento dell'informazione
nazionale che mancava agli italiani e alla sinistra. Ci nutriamo sempre più di
scoramenti e raccontiamo poco l'Italia che ce la sta facendo, c'è un governo
che sta attuando le riforme attese da decenni''. Poco da aggiungere.
Storia vecchia quella dei giornali in mano ai partiti e ai poteri. Solo che
L'Unità era nato come un giornale di lotta e di denuncia. Le premesse oggi
sembrano invece improntate a farne un braccio prolungato della maggioranza di
governo.
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