lunedì 27 luglio 2015

L'ICI ALLE SCUOLE PARITARIE: LA CHIESA SEGUA IL CREDO

Tra le varie cause che potrebbero far nascere una guerra civile in Italia c'è sicuramente quella di far pagare l'Ici (odierna Imu) alle strutture appartenenti agli enti religiosi, dai luoghi di culto alle proprietà. La scorsa settimana il dibattito si è riaperto, con la Corte di Cassazione che ha riconosciuto la legittimità della richiesta dell'Ici avanzata nel 2010 dal Comune di Livorno agli istituti scolastici religiosi del territorio. La Cei (Conferenza Episcopale Italiana) si è risentita ed è insorta tanto da dire che, tale sentenza, lede la libertà educativa. Da allora, ognuno, da chi ne ha diritto a chi no, da chi difende a chi accusa la sentenza, il dibattito si è acceso e si infiamma sempre più. 
La questione che molti si domandano è: perché le scuole paritarie non devono pagare l'imposta? Perché la Chiesa, in possesso di una sua banca, non può permettersi di pagare una tassa? Probabilmente perché sarebbe eccessiva... Il mondo ha bisogno di credere, non di possedere. Gente senza soldi, che, nel pieno di una fede, cede una lacrima di ciò che ha per condividerlo con altri. Perché predicare questo splendido concetto e non praticarlo? Lungi a giudicare chi insegna, frequenta o dirige tali scuole: in quel caso certamente si lederebbe la libertà di scelta. Affermo solo che dare, per chi possiede, è un sacrificio ma costa poco. Chi l'ha studiato, chi l'ha letto per curiosità, per fede o semplicemente per dibattere sull'argomento, sa che il Vangelo affronta tale argomento, in quello di Luca (per l'esattezza 11,1-13): "Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?". E' giunto il momento che anche la Chiesa (quella ricca, possidente, amministrativa e poco credente) dia senza chiedere: a chiederlo è chi ha fede in lei. 

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