martedì 28 luglio 2015

NORMA PAGANO SUL PROCESSO PENALE: STOP ALLE REGISTRAZIONI NASCOSTE. UN REGALO ALLE MAFIE

Come sempre, un blitz estivo notturno di fine luglio e il gioco è fatto. L'emendamento Pagano si intrufola nel testo di riforma del processo penale e impone il bavaglio alle riprese e registrazioni nascoste. Pena fino a quattro anni di carcere. Con il nodo “Anti-Iene” non si potranno registrare colloqui nascosti e le indagini non potranno durare più di tre mesi. Al termine dei quali o il rinvio a giudizio o l'archiviazione del caso. Viene da chiedersi: che fine faranno le indagini per mafia, che spesso durano anche anni? E dove finirà il diritto di cronaca e di informazione? Giornalisti e magistrati insorgono.
Sul divieto di registrare un colloquio di nascosto interviene il giudice Gratteri, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano: Noi sproniamo continuamente i cittadini a collaborare con lo Stato nella lotta alle mafie, chiediamo che denuncino, che non siano omertosi. È davvero molto grave lanciare il messaggio che lo Stato adesso vuole l’opposto, ovvero punire l’imprenditore che ha la prontezza di registrare col cellulare chi lo minaccia o gli chiede il pizzo. Anche perché gli avvertimenti avvengono una volta sola, poi arrivano le bombe”. Il testo è in queste ore in discussione alla Camera e sembra che il Pd stia lavorando a un emendamento sull'emendamento, una riscrittura del testo da parte di Antonella Feranti. Si vedrà se la scelta sarà tutelare il diritto di cronaca e la giustizia o se prevarrà la volontà di addomesticare e punire la stampa. 

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