Caldo, attesa, fila, vagoni pieni
fino all'inverosimile e ancora fila. La città più bella del mondo, capitale
dell'Italia, è così che accoglie i suoi turisti e tratta abitualmente i suoi
abitanti. Il servizio di trasporto pubblico romano è da sempre nell'occhio del
ciclone per disservizi, ritardi delle corse e lunghe attese alle fermate bus e
metro, ma da qualche mese le cose sembrano ulteriormente peggiorate. Si sa che
in mezzo alla settimana il caos regna sovrano, ma che anche i weekend siano lo
stesso calvario è qualcosa di inconcepibile. Basti pensare alla giornata di
ieri, domenica 19 luglio, in cui non sono mancati rallentamenti sulle metro A e
B, e al trenino che parte da Stazione San Paolo verso Ostia. E che dire dei 12
convogli soppressi ieri mattina per la tratta Roma – Viterbo?! Intanto gli
scioperi bianchi continuano come se non ci fosse un domani, assicurando
solamente gravi disagi agli utenti. Nemmeno l'intesa sulla produttività tra i
sindacati Cgil, Cisl e Uil e Atac sembra aver sortito alcun effetto. Tale intesa
prevede infatti 950 ore di guida l'anno per i macchinisti, e l'introduzione del
badge elettronico.
Eppure le difficoltà continuano fra interminabili code sulle
banchine che costringono i passeggeri ad attendere anche 5/6 treni, vetture non
climatizzate colme all'eccesso, e malesseri vari che con l'afa estiva non sono
certamente ideali. Che si protesti per il diritto al lavoro è giusto, che lo si
faccia per determinare orari lavorativi umani lo è ancora di più, ma anche
assicurare un servizio quantomeno accettabile e garantito ai cittadini è
auspicabile. I dipendenti Atac dovrebbero anche ricordare che i romani che
utilizzano quotidianamente il trasporto pubblico oltre ad essere paganti, sono
anch'essi lavoratori che per i continui scioperi arrivano tardi sul proprio
posto di lavoro! Forse sarebbe meglio indirizzare le proprie rimostranze verso
i vertici Atac, piuttosto che far scontare una pena giornaliera ai
contribuenti.
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