Parlando di tematica ambientale non si può
fare a meno di inciampare davanti al dilemma “tutelare l'ambiente e il diritto
alla salute o il diritto al lavoro?”
In un mondo ideale non dovrebbe neanche
esistere un dilemma tale. Ma la realtà è ben diversa. E l'Ilva lo dimostra. Il
caso simbolo di una politica industriale che ha portato avanti, per decenni, il
più assoluto disprezzo di ogni protezione del diritto ambientale e alla salute
di cittadini e dipendenti. Ultimo motivo che spinge l'azienda
siderurgica tarantina sulle pagine dei giornali è la diatriba
politica-magistratura.
Dove la politica privilegerebbe il diritto
all'occupazione, di fronte alle chiusure impianti imposti dai magistrati a
tutela della sicurezza pubblica e ambientale. Non a caso, di fronte all'ultimo
sequestro Ilva, richiesto dalla procura di Taranto dopo la morte di Alessandro
Morricella, operaio dell'altoforno dell'azienda, il governo risponde con un
decreto legge che consente agli impianti sequestrati di continuare a lavorare,
per garantire la prosecuzione dell'attività produttiva degli stabilimenti di
interesse strategico nazionale. Provvedimento che, seconda la procura di
Taranto viola ben sei articoli della Costituzione. Mai possibile che non si
riesca a fare a meno di varare provvedimenti a favore di aziende inquinanti e
non rispettose dell'impatto ambientale delle proprie attività produttive?
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