Prendete
un uomo, uno qualunque, giovane o vecchio non ha importanza. Decide
improvvisamente di aprire un’attività: impresa coraggiosa in tempi come questi.
Un posto dove tutti possano stare uniti, socializzare. E quale posto migliore
di un bar?! I guai però arrivano sempre. E non sono di natura economica.
Scoprire che qualcuno vuole fare di questo locale costruito con sudore e
sacrifici un luogo per strani traffici, quali lo spaccio. Il proprietario del
bar potrebbe approfittarne: allungare un po’ il brodo, chiudere un occhio,
clienti ne arriverebbero di conseguenza. Invece no! Caccia i malviventi dicendo
loro che non sono i benvenuti. Questi ci riprovano, con offerte, ma lui no: il
suo locale non appartiene a quel genere. Dalle parole si passa ai fatti.
Arrivano le minacce, gli avvertimenti, fino al classico pestaggio del
proprietario che si è visto anche cosparso di benzina con finale minaccia che
la prossima volta gli avrebbero dato fuoco. È l’ultima goccia. La paura è
tanta, ma la voglia di giustizia di più. Va da i carabinieri e denuncia il
fatto.
Questa
storia, che può sembrare inventata, è accaduta a Tivoli. La figura del
proprietario è veramente d’applaudire: non scendere a compromessi con subdole e
sporche vicende è sempre il passo migliore. Il suo coraggio ha permesso di identificare i quattro soggetti coinvolti
nel pestaggio (romani, e non rumeni, dai 30 ai 19 anni) con diversi
precedenti. È questo lo spirito da
intraprendere, è questo l’esempio da seguire, capace di seguire il buon senso e
la ragione, piuttosto che ad un momentaneo benessere, destinato, in quanto
losco ed incerto, prima o poi, a fallire.
Nessun commento:
Posta un commento