martedì 7 luglio 2015

RICICLO ABITI USATI: NON PIU' SOLO SOLIDARIETA', MA NUOVO BUSINESS COMMERCIALE

Conscious è una recente campagna di H&M, la popolare catena svedese di abbigliamento low cost, sul riciclo di abiti usati. Non è l'unica. L'abito usato sta vivendo un'era di forte espansione commerciale. Non è più solo appannaggio dei famosi cassonetti gialli disseminati lungo i marciapiedi di città e comuni italiani, protagonisti di diverse inchieste che ne hanno denunciato il racket criminale. L'abito usato è il nuovo business. E, anche se ancora non è dato sapere il fatturato delle aziende che se ne occupano, è ormai chiaro il che giro d'affari è enorme. E attrae sempre più attori. Qualche esempio. Intimissimi, H&M, Ovs, Calzedonia, Puma. Sono tutti marchi affiliati alla società svizzera I:Collect, leader di questo emergente settore. Funziona così: si portano i sacchetti di vestiti inutilizzati in uno dei negozi di queste grandi catene. Si riceve un buono d'acquisto per ogni sacchetto consegnato. Gli abiti vengono spediti negli stabilimenti di I:Co che li smista e li divide in utilizzabili e inutilizzabili, che verranno destinati al riciclo per diventare poi copertoni per auto, energia solare, ecc. I:Co tiene strettamente riservati i suoi bilanci.
Non è dato sapere il suo giro d'affari. Certo è che gestisce punti di raccolta in tutto il mondo, con duemila dipendenti e tratta settecento tonnellate di oggetti usati ogni giorno in più di novanta paesi. E altre aziende stanno nascendo con ambizioni da leader: Texaid, svizzera, a cui sono affiliate anche organizzazioni umanitarie come Croce Rossa e Caritas, che da questo business hanno avuto un fattuato di 5,4 milioni di franchi svizzeri. E poi  Context e Tell-tex. Per cui... dall'umanitario e solidale al vero e proprio business economico. 

Nessun commento:

Posta un commento