mercoledì 24 settembre 2014

PEOPLE’S CLIMATE CHANGE MARCH

Ieri si è aperta a New York la 69esima assemblea generale dell’Onu, in cui oggi il segretario Ban Ki-Moon presiederà il vertice sulla situazione climatica globale. I temi ambientali la fanno da padrone, sia dentro sia fuori il Palazzo di vetro, dove la coscienza popolare sta dando vita a una serie di manifestazioni simultanee in ogni angolo del globo. La People’s Climate Change March è un corteo organizzato dall’associazione non governativa 350.org, che la scorsa domenica ha mobilitato e fatto scendere in piazza un milione di persone circa nel mondo, da Berlino a Melbourne, di cui 400 mila nella sola New York.

La marcia mondiale naviga sull’onda del concetto di “ingiustizia climatica”, che lega i temi di disparità economica e ingiustizia sociale ai cambiamenti climatici: dove c’è povertà e sfruttamento non c’è attenzione all’ambiente, e tutto finisce in una spirale di degrado devastante anche dal punto di vista ecologico. In questo quadretto idilliaco come non fornire qualche pillola amara italiana, a proposito della tutela ambientale. È di qualche giorno fa la dichiarazione del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che sul crescente numero di lupi in Lessinia, non escludeva la possibilità di emettere un’ordinanza per consentire l’uccisione degli animali, nel caso in cui questi si avvicinassero troppo alle case. Per il partito Animalista europeo già il solo annuncio della presunta ordinanza rappresenta un’istigazione a delinquere, e per questo ha presentato una denuncia verso Tosi. Insomma, non c’è bisogno di annoverare tutti i disastri ecologici italiani per dire che la politica nostrana ha aggiunto l’ennesima tacca verso il fondo.

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