martedì 16 settembre 2014

UN INGARBUGLIATO GOMITOLO DI FILO SPINATO NEL CUORE DELL'AFRICA

La Repubblica Centrafricana è diventata un ingarbugliato gomitolo di filo spinato dal quale è difficile trovare l'inizio e venirne fuori. Nel corso degli ultimi trent'anni si sono avvicendate missioni di pace riproposte in tutte le salse per cercare di mettere un po' di ordine nel Paese. La Francia, che non ha mai messo da parte le sue mire neo-colonialiste nel continente nero e il sogno della Françafrique, ha sempre avuto un ruolo di primo piano: operazione Barracuda (1979), Minurca (1998-2000), Fomac (2010), Misca, Sangris (2013). Il Paese è ripiombato nel caos circa un anno fa, quando un gruppo ribelle di fede musulmana, la Coalizione Sèlèka, proveniente dal nord e dal Ciad (alleato storico della Francia) ha messo a segno un colpo di Stato ai danni dell'ex presidente Bozizé, costretto alla fuga, rimanendo al potere fino a gennaio 2014. Un lasso di tempo in cui si sono verificati una moltitudine di soprusi ai danni della popolazione e in particolare sui cristiani. In questo contesto di violenza, si è formata la milizia di autodifesa "anti-balaka", come reazione alle esazioni e ai crimini perpetrati sulla popolazione civile, che a sua volta ha condotto attacchi altrettanto sanguinanti contro i ribelli e i civili musulmani. La conseguenza è che i civili vivono nel terrore e fuggono dal Paese in massa. La situazione è drammatica.

Nonostante l'elezione del nuovo capo di Stato, Catherine Samba-Panza, si registra una crisi alimentare e sociale di enorme portata, aggravata dalla guerra civile. Anche l'Unione europea si è attivata raccogliendo circa 500 milioni di dollari. Di questa cifra 200 verranno destinati alla gestione delle emergenze umanitarie più impellenti, mentre il resto verrà impiegato per stabilizzare la zona e per ripristinare i servizi fondamentali, come l'acqua corrente. Il 10 aprile di quest'anno il Consiglio di Sicurezza dell'Onu (su insistenza dei francesi e dei cinesi) ha approvato la risoluzione 2149 con la quale ha dato il via alla creazione di un'operazione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, per proteggere i civili e facilitare l'accesso umanitario nella Repubblica Centrafricana (Rca) devastata dalla guerra. Di pari passo, l'Unione Europea, che continua a seguire la linea d'azione dettata dalla Francia e dal suo presidente Hollande, ha dato il via libera alla missione militare, ribattezzata Eufor Rca, nel Paese africano "per contribuire alla creazione di un ambiente sicuro in questo Paese", in linea con la risoluzione Onu. In conclusione, la crisi in Centrafricana mette in evidenza ancora una volta la debolezza e l'inefficacia dell'Unione africana. Nonostante negli ultimi anni abbia intrapreso un lento ma profondo processo di riforma (non ancora terminato), non dispone ancora di strutture adeguate e pronte a intervenire in conflitti "ingarbugliati" come quelli che caratterizzano la fascia del Sahel, in cui milizie, anche provenienti dall'esterno, riescono a impadronirsi rapidamente di porzioni considerevoli di territorio.

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