giovedì 23 ottobre 2014

RENZI, UN VERO SHOWMAN

Matteo Renzi ha partecipato domenica scorsa al programma di Barbara D’Urso “Domenica live”. Lo scopo era quello di arrivare alla pancia del paese, quel pubblico che non segue normalmente i talk show; la stessa presentatrice ha esortato il premier a parlare della manovra finanziaria come se dovesse spiegarla alla “comare Cozzolino”. E il premier c’è riuscito, gli ascolti sono arrivati al 19,7 %, quindi se da una parte Renzi sfrutta la televisione e gli show per pubblicizzare le sue manovre, come una continua televendita, anche loro lo invitano per alzare l’audience. Anche la televisione e il programma berlusconiano per eccellenza non fanno eccezione, sia per una questione editoriale, ma anche politica. Silvio Berlusconi in Aula appoggia sottobanco il governo facendo un’opposizione di facciata per non perdere voti, e cede show e spazi televisivi a Renzi, rischiando forse anche di farsi superare forse in appeal e bravura. Mentre Berlusconi ha sempre avuto un certo distacco, come lo stesso giornalista Enrico Mentana ha commentato, una forma di divismo in televisione, l’attuale premier si fa dare del tu, vuole sembrare alla mano, va in televisione solo in camicia con le maniche arrotolate, scherza, annuncia la pubblicità, si fa i selfie.
C’è anche da sottolineare che Renzi è l’unico che al momento va in televisione, il Movimento cinque stelle come linea politica rifiuta gli inviti, non esiste contradittorio al Capo del governo, è un discorso a senso unico. È la morte della comunicazione politica come l’abbiamo conosciuta fino ad adesso, sono lontani gli anni delle interviste di Giovanni Minoli a Enrico Berlinguer. Questo processo iniziato con Berlusconi sta arrivando all’apice, la comunicazione mediatica non è che la facciata dell’idea di partito e di politica che ha Renzi. Così come vuole arrivare a tutti, promettendo tutto e niente, accontentando e scontentando tutti, così è la sua idea di partito, un unico partito nazionale, che comprenda tutti, sinistra, destra, cattolici, laici, operai, casalinghe, imprenditori. La forza del qualunquismo che non deve essere sottovalutata, un partito così è un partito fantoccio, militanti fantocci, senza più poteri, lasciando le vere decisioni in mano di pochi, pochissimi.

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