mercoledì 1 aprile 2015

FAST AND FURIOUS 7, COMING SOON

E’ evidente fin dall’inizio l’assenza forzata di Brian O’Conner, dovuta alla morte improvvisa nel 2013, questo film, l’ultimo della saga ad alta velocità è anche l’ultimo in cui compare l’attore. Ironia della sorte, Paul Walker, uno dei due protagonisti storici della saga, muore proprio in un incidente stradale, ma nelle parole dei personaggi e nelle immagini digitali che completano la sua interpretazione, il ricordo permea a tal punto la pellicola da permettere un finale commovente e poetico, che non scade in vuoto buonismo, Variety l’ha definito: “Un toccante omaggio a Paul Walker e un’orchestra perfetta di caos automobilistico”. Il film nelle sale nostrane il 2 aprile, dopo il grosso ritardo nella produzione per la scomparsa improvvisa dell’attore, travolgerà il pubblico in una corsa coinvolgente ed esplosiva che pare sarà unica rispetto ai precedenti capitoli. Il regista James Wan si rivela all’altezza del compito, nonostante lo scetticismo dei fan ormai affezionati a Justin Lin, al timone dei film precedenti. Dom Toretto (Vin Diesel) e la sua squadra si ritrovano un anno dopo a fare i conti con la vita di tutti i giorni. Dom cerca di ricreare un legame forte con Letty (Michelle Rodriguez), Brian (Paul Walker) prova ad essere un buon marito e un buon padre, e conduce una vita tranquilla di periferia, ma il richiamo all’azione non tarda ad arrivare. Il folle e pericoloso Deckard Shaw, interpretato da Jason Statham, vuole vendicare il fratello Owen (Luke Evans) e comincia a dare la caccia alla squadra, da Tokyo agli Stati Uniti, da Abu Dhabi all’Azerbaigian. La squadra di piloti di strada ormai non è impegnata solo nelle corse automobilistiche clandestine, ma deve portare a termine una vera e propria missione governativa sulla scia dei film precedenti. Il film, come gli altri F&F, è certamente costruito sulla spettacolarità delle scene ma quello che fa la differenza, o almeno l’ha fatta per me rispetto a tutti i film triti e ritriti girati su questo genere (che vi assicuro mai mi sognerei di vedere nella vita) dipende senza dubbio dal magnetismo dei personaggi.
O’ Conner l’agente infiltrato dal fascino solare che in missione si innamora della sorella di Dom e si lega a tal punto a lui da diventare in più di un occasione fratello e complice e in ovviamente Toretto, con il classico fascino dell’uomo rude, di poche parole, legato alla famiglia, ai grandi affetti e che nonostante abbia molte occasioni è indissolubilmente legato a una sola donna, l’amore della sua vita, la ragazzina della porta accanto con cui è cresciuto, senza ombra di dubbio il mio preferito e che il pubblico ha imparato ad amare quindici anni fa. La formula vincente del film infatti non è dovuta agli effetti speciali, agli scontri inverosimili e alle corse o per lo meno non unicamente, di certo questi elementi contribuiscono a rendere il film avvincente, ma quello che in assoluto vince su tutto sono i caratteri dei personaggi che di certo non saranno assimilabili a quelli dei capolavori di Wenders, Bertolucci o Tornatore, assolutamente non oserei mai neanche pensarlo, essendo un’amante del cinema high quality, ma di sicuro tengono gli amanti del genere e talvolta anche le out-sider (vedi me) incollate allo schermo per 120 minuti e più.

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