martedì 28 aprile 2015

VOTO APERTO SULL'ITALICUM, LA CAPORETTO DI RENZI?

Aula deserta ieri a Montecitorio per la discussione generale sull'Italicum. Solo una ventina i deputati presenti al dibattito che da mesi sta creando divisioni, su più fronti. Soprattutto quelli del Pd. Oggi, invece, primo banco di prova sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni, su cui Forza Italia ha già chiesto il voto segreto, e sugli emendamenti. Un centinaio. È probabile che sulla loro discussione venga posta la fiducia. Dovrebbe durare una settimana in tutto l'iter parlamentare. Renzi conta di farcela. Vuole farcela. In sette giorni. Non uno di più. È di ieri la sua lettera ai circoli del partito con cui ammonisce “su questa legge è in gioco la dignità del Pd, prima di ogni altra cosa”. Cuperlo taccia le parole del premier come “offensive”. Bersani è convinto che sulle riforme sia necessario un largo consenso e il legame che Renzi fa tra l'approvazione dell'italicum e il proseguo della legislatura non fa altro che creare una pressione indebita sul parlamento. Una sorta di ricatto. E, mentre le opposizioni si preparano a dare battaglia, lo scontro interno è tutt'altro che spento. Forse l'aria che tira non è delle migliori, ma l'atteggiamento del premier è sempre lo stesso.
Forte e deciso. Un caterpillar che non si lascia spaventare dalle possibili derive del disaccordo interno ed esterno. E forse tutti i torti non ce li ha. Perché pare che, anche questa volta, i numeri stiano dalla sua parte. Almeno nella sua compagine politica. Sono in molti a scommettere che, alla fine, si conteranno sulle di una mano i deputati Pd che voteranno contro il testo. Ne è convinto il vice capogruppo alla camera Ettore Rosato: “saranno meno di cinque i voti contrari del nostro partito. Tra cui Civati, Fassina e d'Attorre”.

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