venerdì 24 aprile 2015

GIOVANNI LO PORTO, IL COOPERANTE UCCISO DALLA CIA

Il cooperante italiano, Giovanni Lo Porto, scomparso nel gennaio del 2012, è rimasto ucciso nel corso di un raid aereo americano contro Al Quaeda, compiuto al confine tra Pakistan e Afghanistan. Lo ha reso noto con un comunicato ufficiale la Casa Bianca. Nell’operazione militare datata 2012, condotta con un drone della CIA, ha perso la vita anche l’altro prigioniero di nazionalità americana, Warren Weinstein. Il blitz delle forze armate statunitensi aveva come obiettivo un sito jihadista, e sempre dalla nota di Washington si legge che “c’era motivo di ritenere che nessuno dei due ostaggi fosse presente”. Un’azione militare delicatissima di cui Barack Obama, fin da subito, si è assunto la piena responsabilità; è stato lo stesso presidente americano a dare la notizia al premier Matteo Renzi, e a scusarsi con le famiglie delle vittime. Giovanni Lo Porto era stato rapito in Pakistan; fu catturato insieme ad un collega tedesco, Bernd Muehlenbeck, nella regione del Punjab, il 19 gennaio 2012, dove prestava servizio per l’ONG tedesca, Welt HungerHilfe ("'Aiuto alla fame nel mondo") impegnata nella ricostruzione dell'area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011. Furono prelevati con la forza a Multan, nell'edificio dove lavoravano e vivevano con altri operatori, e portati in un accampamento segreto dell’organizzazione terroristica.
Su Lo Porto, la procura di Roma aveva già da tempo aperto un fascicolo di indagine nel quale si ipotizzava il reato di sequestro di persona a scopo di terroristico. La tragica ufficialità della morte di Lo Porto arriva a 10 anni di distanza da quella del funzionario del SISMI, Nicola Calipari, anch’egli ucciso in circostanze poco chiare per mano di soldati americani durante il rilascio della giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq dai fondamentalisti musulmani. Sono ancora due i nostri connazionali scomparsi all’estero e di cui purtroppo non si hanno notizie: Padre Paolo Dall’Oglio, sparito in Siria il 27 luglio del 2013, e Ignazio Scaravilli, medico catanese di settant’anni, sequestrato in Libia e di cui non si sa più nulla dal 6 Gennaio scorso. Speriamo che almeno per loro l’epilogo sia diverso.

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