giovedì 23 aprile 2015

UN DIVORZIO PICCOLO PICCOLO

Si riduce tutto ultimamente. Si riduce la spesa, si riducono gli stipendi. C’è persino chi riduce i posti di lavoro. Si riduce anche (pensate un po’!) il divorzio. Ieri è stato approvato alla Camera con 398 sì. Se ne riducono i tempi di approvazione: solo sei mesi, se consensuale da entrambe le parti, al massimo un anno, se si ricorre al giudice. Idem per la comunione dei beni: si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. Sono finiti i tempi dei 3 anni di separazione: non siamo mica negli anni ’70! È stato approvato ieri, in un marasma di Montecitorio, dove Renzi cantava un brano che da poco l’insegnante d’inglese gli aveva insegnato (“London Bridge is falling down”), la Bindi che - come Malefica - preparava la sua vendetta perché nessuno l’aveva invitata alla festa dell’Unità; Berlusconi che dichiarava, dentro un bunker, di essere tra gli obiettivi primari dell’Isis (anche se la firma era di Fitto) e Alfano che, con un colapasta in testa, era pronto ad affondare tutti i barconi del Mediterraneo, dalle zattere alle navi da crociera (non si sa mai).
Il premier ovviamente si è detto soddisfatto, twittando “Avanti così” (dimenticandosi di aggiungere “finiamo per terra”); mentre le opposizioni hanno detto che questa legge mina il concetto di famiglia. In effetti questi ultimi hanno ragione. Alcuni hanno fatto di tutto per accorciare i tempi, corrompere dei giudici e potersi sposare tre volte. E ora? Possono farlo tutti? Ma dove siamo? Allora quali sono i privilegi dell’essere deputato, se non hai la strada più spianata degli altri? Altri invece si sono comunque detti soddisfatti di questo acceleramento. Ma sì! Era ora che anche il divorzio diventasse 2.0 e si adeguasse alla fibra ottica.

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