Un'espressione entrata ormai nel vocabolario
degli italiani: cervelli in fuga. Talmente tanto che quasi non sortisce più
alcun effetto. In realtà potrebbe trattarsi di una vera emergenza sociale ed
economica per il nostro Paese, perché dietro si nascondono numeri e costi reali. Cinquemila laureati con i voti migliori fanno le
valigie ogni anno, secondo l'indagine del Consorzio Almalaurea. Destinazione
estero. La maggior parte (82 per cento) in Europa (Regno Unito, Francia,
Belgio, Svizzera), un 9 per cento circa in America, nel continente africano
circa un 3 per cento e un 2 per cento in Asia e Oceania. E' un'enorme falla nel sistema di formazione e lavoro, visto che lo Stato spende più
di tremila euro a semestre per universitario: su un corso di studio che dura in
media cinque anni, sono più di trentamila euro spesi, per ogni studente. Complessivamente 175 milioni di euro. In sintesi, lo Stato italiano li forma e
loro vengono assunti da altri Paesi, ben contenti di accogliere giovani menti
competenti. Professionisti che diventeranno l'ossatura dello Stato in cui
lavorano. Tutti venticinquenni, laurea in mano in ingegneria, medicina,
infermieristica, relazioni internazionali, informatica. In valigia hanno già un
contratto firmato con un'azienda estera. In larga parte sono contratti a tempo
indeterminato, con uno stipendio mensile
che, a un anno dalla laurea, è in media di 1.550 euro, contro i 1.003
euro dei giovani colleghi rimasti in Italia. Per non parlare poi della
differenza di stipendio a cinque anni dalla laurea. In media un guadagno
mensile netto di 2.215 euro per chi lavora all'estero rispetto ai 1.324 euro di
chi resta in Italia.
I soldi però non sono l'unica motivazione che spinge i
ragazzi a partire. Alle migliori condizioni economiche si aggiunge un'alta
possibilità di fare realmente carriera o di essere semplicemente supportati nei
propri progetti innovativi. Poi c'è la maggiore sicurezza derivante dalle
migliori condizioni contrattuali e, di conseguenza, più fiducia nel proprio
futuro e in quello della società che li ospita. Menti brillanti che sviluppano progetti di innovazione
hi-tech, lavorano in ospedali come medici e infermieri, firmano progetti di
ricerca e scoperte, sono economisti, esperti di finanza, insegnanti. Nelle
nostre università hanno acquisito un enorme bagaglio di conoscenze, nelle
aziende e nelle organizzazioni di altri Stati sigleranno i loro successi,
garantendo crescita, innovazione e futuro ad un Paese che non è il nostro.
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