martedì 14 aprile 2015

MILIONI DI EURO PER FORMARLI, ALTRI PAESI LI ASSUMONO: I COSTI DELLA FUGA DEI CERVELLI

Un'espressione entrata ormai nel vocabolario degli italiani: cervelli in fuga. Talmente tanto che quasi non sortisce più alcun effetto. In realtà potrebbe trattarsi di una vera emergenza sociale ed economica per il nostro Paese, perché dietro si nascondono numeri e costi reali. Cinquemila laureati con i voti migliori fanno le valigie ogni anno, secondo l'indagine del Consorzio Almalaurea. Destinazione estero. La maggior parte (82 per cento) in Europa (Regno Unito, Francia, Belgio, Svizzera), un 9 per cento circa in America, nel continente africano circa un 3 per cento e un 2 per cento in Asia e Oceania. E' un'enorme falla nel sistema di formazione e lavoro, visto che lo Stato spende più di tremila euro a semestre per universitario: su un corso di studio che dura in media cinque anni, sono più di trentamila euro spesi, per ogni studente. Complessivamente 175 milioni di euro. In sintesi, lo Stato italiano li forma e loro vengono assunti da altri Paesi, ben contenti di accogliere giovani menti competenti. Professionisti che diventeranno l'ossatura dello Stato in cui lavorano. Tutti venticinquenni, laurea in mano in ingegneria, medicina, infermieristica, relazioni internazionali, informatica. In valigia hanno già un contratto firmato con un'azienda estera. In larga parte sono contratti a tempo indeterminato, con uno stipendio mensile  che, a un anno dalla laurea, è in media di 1.550 euro, contro i 1.003 euro dei giovani colleghi rimasti in Italia. Per non parlare poi della differenza di stipendio a cinque anni dalla laurea. In media un guadagno mensile netto di 2.215 euro per chi lavora all'estero rispetto ai 1.324 euro di chi resta in Italia. 
I soldi però non sono l'unica motivazione che spinge i ragazzi a partire. Alle migliori condizioni economiche si aggiunge un'alta possibilità di fare realmente carriera o di essere semplicemente supportati nei propri progetti innovativi. Poi c'è la maggiore sicurezza derivante dalle migliori condizioni contrattuali e, di conseguenza, più fiducia nel proprio futuro e in quello della società che li ospita. Menti brillanti che sviluppano progetti di innovazione hi-tech, lavorano in ospedali come medici e infermieri, firmano progetti di ricerca e scoperte, sono economisti, esperti di finanza, insegnanti. Nelle nostre università hanno acquisito un enorme bagaglio di conoscenze, nelle aziende e nelle organizzazioni di altri Stati sigleranno i loro successi, garantendo crescita, innovazione e futuro ad un Paese che non è il nostro. 

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