Italia
terra del Bengodi, come qualcuno direbbe. L’ennesima strage si è compiuta sulle
coste siciliane e a farne le spese, come ormai consuetudine, altri migranti.
Sebbene il nostro Paese sia ormai al collasso, non viene mai rifiutato
l’ingresso a chi fugge dalla propria terra per scampare agli orrori diventati
ormai costume. E mentre nei nostri confini si consumano vere e proprie
disgrazie, altrove “qualcuno” fa la bella vita. Per lui sono solo numeri e, fra
una risata e l’altra, non perde tempo per pavoneggiarsi a “nuovo Gheddafi”.
MeredMedhanie, questo il suo nome, un eritreo di 34 anni che da mesi è artefice
delle traversate della morte. E non è l’unico. L’uomo divide la scena con
l’etiope ErmiasGhermay, altro super-latitante che vive serenamente a Tripoli
nonostante sia ”creatore” del viaggio del barcone tramutatosi poi nel naufragio
dei 366 migranti al largo di Lampedusa, nell'ottobre 2013.
Di queste persone si
conoscono nomi e cognomi, e addirittura dove trovarli, ma a nessuno viene mai
in mente di fare qualcosa per mettere fine a questo scempio che ormai è
diventato uso comune. Ma in effetti qualcuno qualcosa fa, come il centro di
accoglienza con base al Cara di Mineo, finito recentemente agli “onori” della
cronaca nell’operazione Mafia Capitale, e al cui interno si celava
un’organizzazione votata al traffico di esseri umani. Questa mattina
l’organizzazione è stata smantellata ma si tratta soltanto della punta
dell’iceberg, perché in Italia sono in troppia badare al profitto e pochi a
rispettare una vita umana, anzi 700.
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