sabato 26 aprile 2014

DITTATURA DEL PIL, CULTURA E GOVERNANTI IN-(EL)ETTI

Ovvero come i Civico-Democratici aggrediscono la spesa pubblica


La Giannini, segretario di Scelta Civica nonché ministra della Pubblica Istruzione, docet: “Il ministero dell’Istruzione serve a tagliare la spesa pubblica” secondo una logica di “aggressione” orientata al medesimo scopo. In questo paese, guidato da una logica sovvertita e da Governi non più eletti dai cittadini bensì nominati in congressi di partito, un diritto pubblico diviene aggredibile per esigenze di cassa e di rientro dal deficit.

Probabilmente “sottrarre” 14 milioni di € al MIUR nel 2014, nella mente della neo-ministra e del suo satiro ispiratore Renzi, risolverà il problema annoso del rapporto deficit/PIL italiano, enormemente sbilanciato, e permetterà allo Stato di contenere il deficit, giunto ormai a 2.200 miliardi di €.

Infatti, questi 14 milioni di € di tagli costituiranno, in percentuale, ben lo 0,07 % del debito pubblico dell’intera nazione, giustificando in pieno la logica di tagli pressoché lineari ideato dai governanti in-(el)etti pro tempore. Uscendo dalla logica binaria Twitter-iana e da Ballarò, programma dalle quali sono state tratte le precedenti citazioni colte, la formazione culturale e la ricerca, invece di costituire la prima fonte “energetica” della comunità Italia, divengono invece “strumenti” di contenimento della spesa secondo una logica liberista tutta italiana e pienamente Democratica, anzi, Civico-Democratica.

Martha Nissbaum, famosa docente americana che in Italia godrebbe dell’appellativo di “oltranzista e populista”, osa invece affermare: “Se il PIL di un determinato paese cresce, ma diminuisce il numero di persone deprivate del diritto all’istruzione […]possiamo dire che quel paese progredisce?”. La risposta, affermativa, che i nostri attuali politici al potere potrebbe dare per scontata, viene smentita dalle ricerche di Jean Dréze e Amartya Sen (Economy Nobel prize). Il premio Nobel  ha infatti scoperto che, da studi comparati sugli stati indiani, “la crescita economica non migliora automaticamente la qualità della vita in settori cruciali come la sanità e l’istruzione” (Nissbaum, 2011, p. 52). Recidiva ma non contenta, l’Americana aggiunge in un’altra opera (2013) che “un’istruzione finalizzata soltanto alla crescita economica, innanzi tutto, non potrà che disprezzare” le Lettere e le Arti nella “formazione dei giovani, perché apparentemente non servono al successo economico, personale o nazionale che sia”.  In attesa di sapere se l’Italia debba subire un ulteriore taglio dei fondi alla pubblica istruzione, continuerò a cibarmi di cultura.
P.S.: L’Italia (dati Ocse 2013) è ultima per la spesa per istruzione tra i Paesi industrializzati


Nissbaum, M. (2013). Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanista. Società Editrice Il Mulino, Bologna

Nissbaum, M. (2011). Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del PIL. Società Editrice Il Mulino, Bologna


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