giovedì 24 aprile 2014

GIORNALISTI TITOLARI E DOMANDE DI RISERVA



Siamo tutti attratti dal fascino ipnotico del talk show. Ore ed ore di lunghe chiacchierate su piani di crescita e riforme strutturali. Cravatte sfiziose, toni accesi e (come perle rare) goffe risse d’avanspettacolo sono determinanti nella scelta del programma da seguire. E i giornalisti in tutto questo c’entrano poco o nulla. Il padrone di casa ha dismesso il ruolo di “inquisitore” per vestire i panni del più mite e comodo moderatore. E se a perderci è la verità, ce ne faremo una ragione. “Come intendete affrontare l’emergenza lavoro? Quando vi occuperete della riforma elettorale?”. Sono solo alcune delle domande più reiterate dai “giornalisti d’assalto”. Le risposte sono sempre quelle; “abbiamo intenzione, stiamo valutando, gli italiani capiranno”.

Proprio qui entra in gioco la domanda di riserva. La prima la sanno fare tutti, la seconda è quella scomoda, quella che mette in difficoltà e che (non sia mai) potrebbe far incrinare i rapporti personali che molto spesso si instaurano tra politici e conduttori. Non c’è da stupirsi se persino i dati ufficiali sono diventati opinabili. Nei giorni concitati che precedono gli ottanta euro in busta paga, i “dati ufficiali” sulle coperture variano da schieramento a schieramento. E mai nessuno che lo faccia notare. D’altronde, di cosa ci stupiamo se persino il sequestro di una villa che vale 49 milioni di euro genera discussioni. “Non era mia” sostiene il coraggioso. Togliamo i titolari, che riempiono solo gli stadi, e facciamo entrare in campo le domande, le seconde, quelle di riserva. Forse lo spettacolo ne perderà ma, di sicuro, ritornerà la chiarezza. Magari!

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