mercoledì 18 febbraio 2015

LA PAURA OCCIDENTALE

La diplomazia estera in Libia sta scappando. La causa è l’avanzata delle truppe dell’autoproclamato stato islamico che, come una macchia d’olio, dopo essersi sparsa in parte del Medio Oriente, ora punta alla parte nord centrale dell’Africa, mettendo sempre più fiato sul collo all’Europa. L’allerta terrorismo è molto alta, specie per l’Italia, a seguito di una dichiarazione dell’Isis, dopo la conquista di territori libici che hanno costretto l’ambasciatore italiano a rientrare in patria, che ha affermato per bocca di un esecutore: “Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma… in Libia”. Matteo Renzi ha precisato però che l’Italia, almeno per il momento, non andrà in guerra, ma sarà forte l’impegno per una forte azione diplomatica in ambito Onu, qualora questo decida d’intervenire. Raid aerei egiziani, intanto, continuano il loro operato vicino alle roccaforti Isis, causando però decine di morti non solo tra i terroristi ma anche tra i civili.

L’idea che, nel 2015, nel mondo ci siano ancora guerre di religione è sconcertante. Questa volta l’Occidente, storicamente gran mandatario di azioni e ideologie razziste, trema perché ha paura. Non si ha paura della guerra come s’intendeva nel ‘900. Si ha paura del proprio vicino, del pazzo di turno che possa uscire di casa e improvvisarsi mandatario della volontà di quest’assurda campagna di morte e fanatismo religioso. Paura che porta la nascita, per difesa, di altri fanatismi estremisti. Lotte di religione, sentimento di supremazia, omicidi di massa per la sola appartenenza ad un’etnia: episodi già visti, tutte cose che la storia ha già mostrato che erano sbagliate. Evitiamo di ripeterle. Accogliamo chi ha bisogno e veniamo ad un’azione diplomatica. Altrimenti ha vinto davvero l’ideologia bellica.

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