Lo scorso 14 febbraio se n’è andato uno degli ultimi
“imprenditori illuminati” d’Italia, Michele Ferrero. Non è casuale che se ne
sia andato proprio il giorno di San Valentino, festa degli innamorati, perché
la sua vita, il suo lavoro, sono stati un atto d’amore verso i suoi operai, e soprattutto,
verso i suoi prodotti. Sin dal 1946,
anno in cui la Ferrero viene fondata, Michele contribuisce con le sue idee
innovative e il suo ingegno, alla crescita del marchio; è lui il padre della
“Nutella”, la famosa crema spalmabile alla nocciola che da più di sessant’anni
viene mangiata in tutto il mondo. Fu proprio lui, durante una passeggiata con
la moglie, a scegliere il nome per questo prodotto, che prima si chiamava
“Pasta Giandujot”; fu sempre lui a decidere di piantare più di 6 milioni di
noccioli delle Langhe in sud America, per poter avere sempre una materia prima
fresca e di stagione. Tanti i sorrisi regalati ai più piccoli grazie ai famosi
ovetti di cioccolata, anch’essi nati da una sua intuizione. La sua grandezza
però, la si può scorgere soprattutto nelle lacrime dei suoi operai, con i quali
non aveva solo un rapporto lavorativo, ma un vero legame “familiare”. Solo
facendo sentire a casa i propri dipendenti, solo venendo incontro alle loro
esigenze, solo così si potrà avere un’azienda di successo.
In questo credeva
Michele Ferrero, che per la gestione virtuosa della sua attività, fu insignito
nel ’71 dell’onorificenza di “Cavaliere del Lavoro” e nel 2005 di quella di “Cavaliere
di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. Ieri, nella sua
Alba, in Piemonte, l’ultimo saluto; a dare l’addio alla salma sono accorse
tante personalità importanti, tra cui Marchionne e Renzi; ma c’erano
soprattutto loro, i dipendenti, e poi tante persone comuni, accorse da tutta
Italia per ringraziarlo dei tanti momenti di felicità ricevuti grazie alle sue
creazioni.
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