venerdì 27 febbraio 2015

FINMECCANICA VENDE, ANSALDO STS E BREDA ALLA HITACHI

L’industria italiana continua a perdere i pezzi. In passato a finire nel carrello degli acquisitori stranieri, erano soprattutto marchi del settore food and beverage, con la Riso Scotti venduta agli spagnoli di Ebro Food, con gli spumanti Gancia finiti in Russia all’oligarca Tariko, con la Parmalat e la Galbani cedute ai francesi della Lactalis, e con le birre Moretti, Peroni e Dreher finite nel frigorifero olandese dell’Heineken. Ora anche la tecnologia italiana fa gola ai grandi gruppi stranieri: dopo l’acquisizione di Telecom da parte del gruppo iberico Telefonica nel 2013, è il turno dei trasporti passare sotto controllo straniero. Dopo Alitalia, la nostra compagnia di bandiera, acquisita dagli emiri di Etihad, anche Ansaldo Breda, la principale società italiana di costruzione di mezzi su rotaia, e Ansaldo Sts, azienda leader mondiale nella costruzione di sistemi di segnalamento per linee di alta velocità, cambiano bandiera e diventano giapponesi, di proprietà della Hitachi. L’accordo tra i nipponici e Finmeccanica, il gruppo che possedeva il pacchetto di maggioranza delle due società, è stato raggiunto sulla base di 810 milioni di euro. Un colpo durissimo per l’industria italiana, ma necessario, secondo l’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti: con queste cessioni il core business del gruppo sarà incentrato su Aerospazio, Difesa e Sicurezza, in più i debiti verranno ridotti di 600 milioni.
Un’operazione che si doveva “da fare”, visto che così si salvaguarderanno anche i migliaia di contratti di lavoro. Si storce il naso unicamente per il fatto che, altre eccellenze italiane, di fatto, non sono più italiane. Il Made in Italy resta solo qualcosa da scrivere su un’etichetta, visto che per sopravvivere le nostre aziende hanno bisogni di manodopera e fondi stranieri. Ancora una volta il Governo, azionista di maggioranza di Finmeccanica, resta a guardare inerme un altro tassello che se ne va; da terra di poeti, santi e navigatori, l’Italia è divenuta anche terra per conquistatori.

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