giovedì 26 marzo 2015

IL LENTO PERCORSO DELL’ANTI-CORRUZIONE

Il primo aprile il Senato deciderà il destino del tanto contestato ddl anti-corruzione. Decreto che vede al suo interno non solo delle modifiche alla legge Severino, tanto scomoda a molti, ma anche degli inasprimenti più severi a pene e reati. Una manovra che il ministro della Giustizia, Andrea Oralndo, sta cercando di far entrare in vigore da un po’, a causa dell’astio nei confronti del decreto da parte di molte forze politiche. Primo fra tutti Ncd di Angelino Alfano (facente parte della maggioranza), il quale non ha nessuna intenzione di far passare un testo come questo. La cosa che fa ridere, per non dire infuriare, è chiedersi il perché un partito trovi tanto astio nell’aumento della pena per la corruzione. Un paese meno corrotto è un paese onesto. Un paese meno corrotto permette a chi ha forza di volontà e merito di andare avanti con le proprie forze, senza spinte esterne. Chi teme veramente questo decreto? La risposta è ovvia.
Il guaio sono le solite minacce: “ Se passa questo testo, noi ce ne andiamo”. Perché nessuno urla ad alta voce: “Non vediamo l’ora!” Lo mettete per iscritto ‘Noi lasciamo il governo, perché questo ha deciso di aumentare le pene sulla corruzione’? Se durante le elezioni, poi, quei partiti ottengono la maggioranza, significherà sul serio che parlano a nome della Nazione.

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