martedì 17 marzo 2015

L'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE CHE MUOVE IL SISTEMA INFRASTRUTTURE

51 indagati. 4 arresti. 100 perquisizioni. Un giro di 25 miliardi sui lavori pubblici. Dalla Tav all'Expo. Favori e tangenti. È questo il sistema Grandi Opere firmato Italia. Un'inchiesta della procura di Firenze, partita proprio dal nodo fiorentino dell'alta velocità, ha portato all'arresto del dominus totale delle infrastrutture: Ercole Incalza, detto “Ercolino”. L'uomo che ha visto passare sotto le sue mani tutti i governi, a partire dal 2001, che ha subito 14 procedimenti penali, molti dei quali finiti in prescrizione. L'uomo che, sino al 31 dicembre 2014 era capo indiscusso della missione tecnica in seno al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e che tutto decideva. Secondo l'accusa, il ministro Lupi era solo una marionetta nelle sue mani, al punto da costruirgli ogni anno un bando su misura, per riconfermarlo a capo della missione. L'uomo che Lupi ha sempre difeso, anche in parlamento, quando un'interrogazione dei Cinque Stelle ne chiedeva le dimissioni. Colui che oggi si trova in carcere, con l'accusa di corruzione e tentata concussione nel giro di quell'associazione a delinquere che per 15 anni ha gestito gli appalti delle opere pubbliche – si legge nelle pagine dell'ordinanza del gip Angelo Pezzuti. Un sistema collusivo che avrebbe fatto esplodere i costi delle opere, producendo enormi profitti illeciti. Grazie anche ad “amici facilitatori” come Stefano Perotti, figlio dell'ex direttore generale dell'Anas, Massimo Perotti, ingegnere e socio di Incalza nella società Green Field Syetem. 
Asso pigliatutto nelle direzioni dei lavori che “Ercolino” imponeva ai general contractor delle Grandi Opere. Come ad esempio l'AV Firenze-Bologna, dove la società di Perotti ha incassato 70 milioni di euro, facendo lievitare il costo dell'opera del 40 per cento. Nulla di nuovo purtroppo. Da anni indagini sul sistema appalti nei lavori pubblici si susseguono. La domanda oggi è: dove è finita quell'urgenza di approvare una legge anticorruzione che dovrebbe far calare un sipario sul sistema collusivo che per anni ha incatenato il nostro Paese? Quella legge tanto voluta e proposta dal presidente del Senato Pietro Grasso? Da due anni attende, ferma in commissione, di essere discussa e approvata. Intanto, le indagini e gli arresti sui grandi manager collusi con la politica, proseguono. E i ministri, intercettati in questo girone infernale fatto di corruzione, favori, tangenti e facilitazioni, scansano imperterriti le dimissioni, che in un Paese normale sarebbero considerate scontate.

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