martedì 10 marzo 2015

TRA SFRATTI E PROROGHE. LA BOMBA A OROLOGERIA PRONTA AD ESPLODERE

Da gennaio 2015 una vera e propria bomba a orologeria è pronta ad esplodere in tutta Italia. Quella degli sfratti per finita locazione. Tra le trenta e le cinquantamila famiglie, rischiano infatti di essere buttate per strada perché il loro contratto di locazione è finito e il proprietario ha deciso di non rinnovarlo. Solo nella Capitale tra le tremila e le quattromila famiglie. Per una media di 6-7 sfratti al giorno. Sono anziani soli, invalidi, malati terminali, senza reddito o monoreddito con minori a carico. Insomma, quelle categorie deboli e disagiate che una legge del 2007 tutela, proprio per la loro particolare condizione. Proprio su questa legge si è sempre basata la tradizionale proroga annuale degli sfratti, inserita ogni anno nel decreto milleproroghe. Certamente una misura non risolutiva del problema. Perché noi siamo il Paese delle proroghe continue, su tutto. Perché quando non ci sono politiche strutturali adeguate, è subito pronto il salvagente delle proroghe. In questo caso si cerca di galleggiare sull'assoluta mancanza di politiche per la casa, strutturali e adeguate. Sino ad oggi, con la proroga annuale si è evitato il peggio. Si è tamponata l'emergenza e si è scongiurato il rischio di avere quarantamila famiglie italiane buttate per strada. Non morosi o abusivi. Ma quarantamila inquilini che, seppur in condizioni di disagio, pagano regolarmente affitto, utenze, tasse. Quelle fasce deboli che non potrebbero permettersi un altro affitto a condizioni di mercato. Magari famiglie che da anni sono in lista per un alloggio popolare. Appunto.
Sparita la proroga annuale, dopo le proteste da parte di tutte le associazioni, dei sindacati inquilini e degli inquilini stessi, ora arriva, da parte del ministro Lupi, una concessione: una mini-proroga di soli quattro mesi. Non automatica. È l'inquilino che deve chiedere a un giudice la sospensione dello sfratto. Sospensione che, comunque, non può superare i quattro mesi. Inoltre, per i contributi concessi a queste famiglie, si teme il fattore tempo. Mancano ancora i decreti di stanziamento dei fondi, che poi dovranno essere trasferiti alle Regioni, che dovranno suddividerli ai Comuni i quali, a loro volta, dovranno emanare bandi di assegnazione. E poi i tempi per fare domanda, per le graduatorie, per i ricorsi. Nove/dieci mesi di attesa basteranno? Gli inquilini sfrattati potranno intanto attendere con le loro valigie sui marciapiedi.

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