Punto della situazione, 31 marzo
oggi, proposte di riforma tante, attuate zero. Ora torniamo insieme a
quel 12 marzo, quando Premier Renzi scrisse sulla sua pagina di
Twitter “Grazie alle deputate e ai deputati. Hanno dimostrato che
possiamo cambiare l’ Italia. Politica 1 – Disfattismo 0”. Ed
ora leggiamo insieme il discorso programmatico presentato per la
fiducia al Senato, “Su questi tre impegni siamo nelle condizioni di
non offrire parole, ma interventi precisi e puntuali. Basta? No! Non
basta (sono il primo a dirlo) e non perché la parte delle regole e
della normativa non sia una parte importante. Nessun decreto crea,
attraverso le regole, posti di lavoro; al massimo può accadere che
faccia allontanare dei posti di lavoro, ma questa è un'altra
storia”. Ovviamente questa è solo una piccola parte di quanto
detto, però possiamo già fare le nostre prime osservazioni. “Non
offrire parole”, mmm diremo noi, perché finora i fatti ancora non
si sono visti. E’ vero sì che la burocrazia andrebbe snellita, ma
a parte sconvolgere il suo stesso calendario, a marzo si sarebbe
dovuti partire con il Piano per il lavoro. Il Jobs Act è ancora
fermo lì in attesa di modifiche, perché come risponde dalle pagine
de Il Sole 24 Ore, il Ministro del Lavoro Poletti, trovare un’
intesa con l’ ala del Pd che critica il provvedimento sarà
possibile.
Ed il prossimo passo? Secondo il
programma dovrebbe essere lo snellimento della Pubblica
Amministrazione previsto per Aprile. Una sorta di Freedom of
Information Act, così lo definì Renzi di fronte al Senato, una
vetrina attraverso la quale il cittadino può controllare le spese
della PA.
Ma se continua di questo passo, lo
slogan “una riforma al mese” resterà solo un bel ricordo, ed il
vecchio “governo dei rinvii” affibbiato al precedente Governo
sarebbe più consono. Oltretutto
non dimentichiamoci che nel limbo in attesa ci sono anche l’
Italicum (previsto per fine febbraio), ed i pagamenti delle PA alle
imprese, che rimangono e rimarranno ancora per molto una vera
chimera.